Truffano i Gratta e Vinci ma si perdono in un bicchier d’acqua
- Anche i Gratta e Vinci Italiani sono stati al centro di una truffa architettata da alcuni dipendenti infedeli
- La banda ha incassato premi per 24 milioni di euro
- Sapeva infatti quali biglietti erano vincenti e dove sarebbero stati venduti
- Ma poi si è fatta scoprire commettendo un errore banale
Dietro le truffe più elaborate che hanno colpito il settore dei giochi e delle lotterie, c’è sempre un inside man, un uomo dall’interno che conosce così bene i meccanismi che controllano il gioco, da poterli manovrare a proprio piacimento senza lasciare traccia. Stranamente però nel caso dei giochi, l’infiltrato che fino a quel momento si è dimostrato quasi geniale, si perde letteralmente in un bicchiere d’acqua. È esattamente quello che è successo nel caso dei nostri Gratta e Vinci, e il bello è che in questo caso non c’era un solo inside man, ma un intero manipolo. Alcuni dipendenti e ex dipendenti della IGT, la ex-Lottomatica – tra il 2015 e il 2019 – hanno forzato il sistema informatico della compagnia per scoprire in quale tabaccheria o in quale bar erano finiti i tagliandi vincenti. E così hanno incassato un tesoro di 24 milioni di euro, vale a dire due primi premi da 7 milioni ciascuno del Super Cash, e due premi da 5 milioni l’uno del Maxi Miliardario. Forse, nessuno li avrebbe scoperti, se non avessero commesso un errore madornale. Alla fine in manette sono finite dodici persone (dieci residenti a Roma e due a Mantova) che dovranno rispondere a vario titolo di truffa aggravata, accesso abusivo ai sistemi informatici, ricettazione e autoriciclaggio di capitali illeciti. E le Fiamme Gialle hanno sequestrato anche un patrimonio, tra beni mobili e immobili, di 27 milioni di euro.
La più grande truffa del poker online
Le truffe di questo genere non sono molte, alcune vicende però sono passate alla storia. La più vecchia risale ai primi anni 2000, praticamente agli albori del gioco online. A architettarla è stato Russ Hamilton, giocatore di poker che aveva vinto anche il Main Event delle World Series nel 1994, e che poi aveva investito in alcune poker room virtuali, la Ultimate Bet e la Absolute Poker. Con l’aiuto di altri dirigenti della compagnia, poi divenuti suoi complici, è riuscito a manomettere il sistema informatico e a creare dei super account che permettevano di vedere le carte degli avversari. Per non dare nell’occhio, i truffatori hanno creato una serie di conti fasulli, cosicché le vincite non fossero riconducibili a un unico soggetto. Ma nonostante questa precauzione, non hanno saputo controllarsi, viene da pensare che si siano lasciati prendere da un senso di onnipotenza – del resto tra di loro chiamavano gli account God Mode, modalità Dio – e hanno finito per farsi scoprire.
Il problema era che erano infallibili, vincevano troppo, vincevano sempre. Riuscivano a spennare regolarmente anche dei giocatori professionisti. Secondo alcuni, hanno accumulato un tesoro tra i 16 e i 20 milioni di dollari. Troppi per non insospettire gli altri giocatori, la leggenda vuole che siano stati loro a smascherare i bari. La maggior parte degli altri player erano statunitensi, quindi – frequentando la poker room – violavano la legge americana dell’epoca sul gioco online e non potevano rivolgersi alle autorità. Le compagnie poi avevano sede in Costa Rica, impossibile intentare una qualunque azione legale. I player si sono così improvvisati investigatori e – probabilmente con l’aiuto di qualche dipendente – sono riusciti a ottenere lo storico di 65mani disputate da questi account. A quel punto hanno potuto dimostrare il raggiro.
L’uomo che comandava tutte le lotterie americane
L’altra truffa l’ha invece organizzata Eddie Tipton, addetto alla sicurezza informatica della MUSL, l’associazione che riunisce 34 lotterie statali USA. E che sostanzialmente controlla anche il sistema informatico che estrae i numeri dell’Hot Lotto, gioco che poi viene commercializzato in diversi Stati. Tipton non ha fatto altro che inserire un bug in quel sistema che gli ha consentito di pilotare l’esito di alcune estrazioni. Non poteva controllarle tutte, semplicemente sapeva che il 23 novembre 2012 in Colorado sarebbe stata estratta una determinata combinazione, e che il 18 luglio del 2014 in Kansas ne sarebbe stata estratta un’altra. Alla fine non si sa nemmeno quanti premi abbia vinto esattamente Tipton e per quanto sia andata avanti la truffa.
È stato arrestato nel 2015, viene da pensare che a tradirlo sia stata l’eccessiva prudenza. A dargli alla testa è stato un jackpot più alto degli altri, oltre 14 milioni di dollari, e ha provato a riscuoterlo attraverso un trust costituito in Belize. I commissari della lotteria – in quel caso di trattava dell’Iowa – però hanno chiesto di conoscere l’identità del fiduciario, visto che in quello Stato non si possono riscuotere vincite in forma anonima; i rappresentanti legali si sono rifiutati e alla fine il termine per reclamare il premio è scaduto. Forse, se Tipton avesse fatto riscuotere la vincita a uno dei suoi complici – come aveva fatto fino a quel momento – sarebbe ancora a piede libero. Invece, ha insospettito i commissari che hanno preso a indagare sul trust e si sono messi a setacciare le riprese a circuito chiuso della ricevitoria. Tipton sta scontando una condanna a 25 anni e si è lasciato dietro una lunga scia di cause legali. Diversi giocatori hanno infatti intentato delle class action contro le lotterie sostenendo in sostanza che il gioco era truccato. Ma c’è anche chi ha centrato un jackpot nell’estrazione immediatamente successiva a quella in cui aveva vinto Tipton, e che dice che il premio sarebbe stato molto più ricco se il truffatore non fosse passato a far piazza pulita.
Il precedente in casa Lottomatica
Lottomatica di suo aveva già avuto a che fare con una banda di truffatori, nel 2015, che avevano preso di mira le vlt. Anche in quel caso c’era un infiltrato, un consulente esterno alla società che aveva però accesso al sistema che gestisce le vincite. L’uomo infatti aveva trovato il modo di inserire dei premi che non erano mai stati vinti, in realtà non era stata piazzata nemmeno la giocata: l’uomo faceva comparire per magia la vincita e quella andava in pagamento. I soldi poi venivano accreditati su dei conti correnti intestati a dei complici che intascavano un 20% circa per il servizio. La banda così ha intascato circa 1,5 milioni di euro, ma non è andata avanti a lungo. Un dipendente della compagnia infatti, nell’autenticare una vincita reale, si è accorto poco prima ne era stata inserita un’altra – da 500mila euro – utilizzando un ID esterno, a quel punto è bastato riavvolgere tutto il filo… In manette sono finite 11 persone, e la Guardia di Finanza ha recuperato anche il bottino.
G&V, quando vincere è la cosa più facile
La storia dei Gratta e Vinci alla fine non è molto diversa, qui c’è una banda di dipendenti, ognuno dei quali ha giocato il proprio ruolo “Alcuni lavoravano nel settore informatico”, spiega a SlotJava il colonnello Carlo Tomassini del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza che ha coordinato le indagini. E questi truffatori sostanzialmente avevano il compito di individuare i biglietti vincenti. Ma poi c’era anche un inside man nella logistica che invece doveva “tracciare le spedizioni dei lotti di tagliandi”. Perché nel caso delle lotterie istantanee “non basta individuare il biglietto vincente, ma occorre anche scoprire quale punto vendita lo riceverà e quando verrà fatta la consegna”. A quel punto la banda non fa altro che sguinzagliare amici e parenti per tutta Italia per non perdere l’appuntamento con la fortuna. La prima vincita – 5 milioni – infatti la centra a Milano; il tempo di incassare i soldi e far calmare un po’ le acque e decide di riprovarci. Così sempre nel 2015 stana un altro biglietto da 5 milioni, a Brescia. Anche in questo caso va tutto liscio, i dipendenti però scelgono di essere più prudenti. Restano fermi per due anni prima di tentate il terzo colpo, intercettano un premio da 7 milioni con un tagliando che acquistano a Foggia. Poi altri due anni di stop – a questo punto siamo nel 2019 – e i dipendenti puntano il quarto premio a Cremona, ancora 7 milioni di euro. Per assurdo, questa è stata la parte più facile, le complicazioni vengono dopo ed è qui che la banda commette una leggerezza incredibile.
A questo punto, infatti, la persona che ha riscosso la vincita ha almeno 5 milioni di euro sul proprio conto corrente, e deve spartire il bottino con gli altri complici. L’ultima cosa da fare è mandare bonifici in giro per l’Italia, e invece è proprio quello che fa: “è così che si sono spartiti le vincite” spiega ancora il colonnello Tomassini. “Hanno cercato di frazionare i trasferimenti di denaro, ma comunque stiamo parlando di importi consistenti e di una serie di pagamenti ripetuti”. Insomma, tutti questi movimenti fanno scattare i controlli previsti dalla normativa antiriciclaggio e gli investigatori si mettono al lavoro. Tomassini non spiega se le indagini siano partite già con la prima vincita o solo in un momento successivo, anche per non rivelare quale soggetto abbia fatto la segnalazione. A quel punto, però, la Guardia di Finanza ci mette poco a scoprire che alcuni dei beneficiari di questi bonifici sono dei dipendenti della IGT e, “grazie alla preziosa collaborazione” della stessa compagnia, ricostruisce anche gli “accessi al sistema informatico”.
La compagnia di suo spiega di essere la prima vittima di questa truffa: “IGT sta dedicando considerevoli risorse per valutare attentamente i fatti, anche attraverso il supporto di consulenti esterni che affiancano la Società nella propria indagine interna su quanto accaduto”. E ovviamente è al lavoro per evitare che una simile vicenda si ripeta: “IGT ha adottato misure tempestive per rafforzare i propri processi interni, progettati per prevenire attività criminali e fraudolente e rafforzare ulteriormente i sistemi di sicurezza all’avanguardia di cui è già dotata”.