Stanley paga le tasse in Italia anche se ADM non vuole
Stanleybet per la prima volta paga al fisco italiano le tasse sulle scommesse che ha raccolto nel nostro Paese. E lo fa di propria iniziativa, con le stesse modalità e soprattutto per gli stessi importi, dei concessionari italiani. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, a quanto pare, è stata informata di questa decisione, ma non ha dato alcun via libera.
La vicenda la ricostruisce lo stesso bookmaker anglo-maltese, spiegando che da almeno sei anni sta cercando di instaurare un dialogo con l’Amministrazione. Per ADM tuttavia non sarebbe possibile riconoscere alla Stanley lo status di operatore legale. Insomma, dopo 25 anni di battaglia le parti sono ancora ferme sulle proprie posizioni.
Così, alcune settimane fa il bookmaker ha deciso “di iniziare il pagamento dell’imposta unica, esercitando il diritto di pagare le tasse in Italia”. E a inizio gennaio ha compilato il fatidico modello F24, come qualunque concessionario – o anzi sarebbe meglio dire contribuente – italiano.
Il braccio di ferro con lo Stato
La lunga battaglia tra Stanley e lo Stato italiano va avanti dal 1998, il bookmaker anglo-maltese ha iniziato a raccogliere scommesse sportive nel nostro Paese prima che venisse legalizzata la rete legale. Da allora, non ha mai partecipato alle gare per l’assegnazione delle concessioni, i primi bandi contenevano infatti delle norme discriminatorie, e quelli successivi non hanno mai appianato le irregolarità.
Il bookmaker anglo-maltese sottolinea inoltre di non aver potuto aderire alle cosiddette sanatorie dei Ctd. Alcuni dirigenti della compagnia erano infatti imputati nei processi penali, il che impediva di chiedere la regolarizzazione.
Lo Stato infatti ha cercato di stroncare il fenomeno dei bookmaker irregolari (il modello Stanley aveva fatto scuola) a suon di processi penali e sanzioni amministrative. Ne è scaturita una battaglia legale serratissima. E Stanley ha ottenuto diverse sentenze favorevoli, sia dalla Corte di Giustizia Europea che dai giudici nazionali.
La tassazione dei Ctd
A quel punto si è cercato di costringere anche i bookmaker paralleli a pagare le tasse per le scommesse raccolte in Italia. Il prelievo tuttavia è nettamente più alto, arriva fino al “triplo della media provinciale rispetto al pagamento richiesto ai concessionario”. E ADM ha sempre chiesto a Stanley di versare il prelievo con questo criterio.
Stanley cerca di chiudere i conti con il passato
Stanley tuttavia ritiene di essere “ormai pacificamente riconosciuta come operatore con attività lecita”. E quindi di dover versare le tasse con le stesse modalità dei concessionari. Nel comunicato, la compagnia, afferma di aver cercato di risolvere la questione in vari modi. Già nel 2016 aveva chiesto di essere allacciata al totalizzatore delle scommesse. E di essersi offerta di pagare fin da subito l’imposta unica”. Inoltre avrebbe anche avanzato “un accordo transattivo per il passato”, i cui termini però non sono noti. Ancora, ha avanzato “numerose proposte transattive nei singoli procedimenti tributari, a volte anche con il sostegno del Giudice”.
Tuttavia, “la posizione di ADM rimane di totale chiusura”. Addirittura l’Amministrazione avrebbe ignorato la proposta originaria “per tre lunghi anni rispondendo poi solo perché ne è stata obbligata dal Ministero dell’Economia, a cui la Stanley si era rivolta”.
…e alla fine fa da sé
Alla fine insomma la compagnia ha deciso di fare da sé. Nel comunicato non specifica quanto ha versato, ma solo che l’F24 fa riferimento alle scommesse raccolte a dicembre scorso. “La Stanley auspica che ADM consideri questa iniziativa non come una sfida ma come un atto di saggezza, nel superiore interesse dello Stato Italiano”.