Sì alla delega fiscale. Via al riordino del gioco? – Parte 2
La tutela del giocatore attraversa tutta la norma sul gioco contenuta nella delega fiscale. Ma è anche al centri di una norma apposita che richiede formazione continua di gestori e esercenti, rafforzamento dei meccanismi di autoesclusione, caratteristiche minime delle sale, certificazione degli apparecchi e lancio delle awp3 (quelle controllate da remoto, che quindi non si possono truccare), divieto di scommettere su competizioni riservate ai minori. E soprattutto chiede al governo di diminuire i limiti di giocata e di vincita.
Sempre in questa norma c’è un passaggio un po’ ambiguo. Si chiede infatti al governo di favorire l'”impiego di forme di comunicazione del gioco legale coerenti con l’esigenza di tutela dei soggetti più vulnerabili”. Ora, siamo nella norma dedicata alla tutela del giocatore, e quindi ci si deve muovere in questo ambito. Ma contando che al momento c’è un divieto assoluto di pubblicità del gioco, questa previsione sembra annunciare un minimo allentamento.
Il difficile equilibrio da raggiungere con le regioni
Sulla questione delle leggi regionali e del distanziometro, la delega torna in più punti. In questo caso si consuma uno scontro acceso che va avanti da oltre un decennio. E la delega quando sembra sposare la posizione di una parte, poi si affretta a ricordare anche quella opposta. Il che lascia capire quanto sarà difficile trovare un equilibrio in concreto.
In generale la delega prevede una “concertazione tra lo Stato, le regioni e gli enti locali in ordine alla pianificazione della dislocazione territoriale” delle sale. Questa concertazione però deve tutelare gli operatori dei giochi. Deve infatti “assicurare agli investitori la prevedibilità nel tempo della dislocazione” delle sale.
Ma chiede anche di adottare “regole trasparenti e uniformi per l’intero territorio nazionale in materia di titoli abilitativi all’esercizio dell’offerta di gioco, di autorizzazioni e di controlli”. Il che dovrebbe impedire a regioni e enti locali di adottare delle restrizioni. Quando si adotteranno queste regole valide in tutta Italia, bisognerà però garantire “forme di partecipazione dei comuni alla pianificazione e all’autorizzazione dell’offerta fisica di gioco che tenga conto di parametri di distanza da luoghi sensibili determinati con validità per l’intero territorio nazionale”.
Il distanziometro nazionale
Tutto questo passaggio, in sostanza, sembra dire che un distanziometro ci sarà sempre. Ci sarà anche quando si procederà al riordino dell’offerta e alla riduzione del numero delle sale. Solo che varrà per tutta Italia, e non cambierà da una regione – o da un comune – all’altra. La delega però non si ferma qui.
Sente il bisogno di assicurare “la salvaguardia delle discipline regolatorie nel frattempo emanate a livello locale” . Purché siano “compatibili con i princìpi delle norme adottate in attuazione” della delega, e quindi con il distanziometro nazionale. A quel punto, viene da pensare, le norme locali non serviranno a nulla, tanto saranno uguali a quella nazionale. Ma allora non sarebbe più facile eliminarle? No, perché bisogna tutelare tutte le parti in causa.