Scommesse, in 5 anni ci sarà un boom. Ma non in Italia

Scommesse, in 5 anni ci sarà un boom. Ma non in Italia

Notizie dal mondo
  • Secondo IBIA e H2 Gambling Capital saranno i giochi che cresceranno più velocemente nei prossimi anni
  • Associazione e istituto di ricerca analizzano lo stato di salute di 20 mercati regolamentati
  • L’Italia è a metà classifica, brilla per regolamentazione e integrità dello sport, ma poi cede il passo a causa del divieto di pubblicità e del regime fiscale

 

Le scommesse sono il prodotto che nei prossimi anni registrerà la crescita maggiore nei mercati regolamentati, in media guadagnerà il 6,3% ogni anno, passerà infatti dai 74,1 miliardi di dollari di ricavi del 2019 a 105,7 miliardi nel 2025, o se si preferisce in termini di raccolta andrà da 490 a 770 miliardi. A tirare che somme ci ha pensato la International Betting Integrity Association (IBIA) che ha commissionato alla H2 Gambling Capital la ricerca An Optimum Betting Market: A Regulatory, Fiscal and Integrity Assignment.

 

Il report analizza le condizioni – regolamentazione, qualità dell’offerta, tassazione, ma anche i maggiori ostacoli alla crescita – di 20 giurisdizioni dove le scommesse sono state regolamentate, e questi Paesi si trovano per la maggior parte in Europa, Stati Uniti, Australia. C’è anche l’Italia che però non ne esce benissimo: nonostante sotto alcuni profili sia tra i sistemi più avanzati al mondo, viene penalizzata poi dalla sostenibilità a lungo termine.

 

Come si evolverà il mercato nei prossimi anni

In termini di ricavi le scommesse non sono il prodotto di punta del settore dei giochi, nel 2019 erano al quarto posto e garantivano il 16% dei ricavi. La fetta più consistente (il 35%) l’hanno assicurata i casinò, seguiti dalle lotterie (27%) e dalle slot e le altre gambling machine (20%). In coda alla classifica il Bingo e gli altri giochi, con una quota di mercato di appena il 2%.

 

Secondo la ricerca però, le scommesse sportive sono il prodotto che crescerà al ritmo più sostenuto nei prossimi cinque anni, di media – appunto – guadagneranno il 6,3% a ogni esercizio. L’intero settore del gioco terrà un passo nettamente inferiore, il 2,7% ogni anno. Chiaramente i ritmi saranno diversi da comparto a comparto: il bingo e gli altri giochi ad esempio hanno buone prospettive di crescita, guadagneranno il 4,1% a ogni esercizio, e anche i casinò viaggeranno a un ritmo più sostenuto della media, il 3%. Le lotterie invece perderanno terreno rispetto agli altri segmenti (+2,3%), mentre nel casi delle gambling machine si parla addirittura una contrazione media dello 0,6% annuo.

 

E cosa succederà alle scommesse

Tornando alle scommesse, l’online è destinato a crescere molto più rapidamente del gioco a terra: il primo guadagnerà di media il 10,8% ogni anno, il secondo appena l’1,7%. Già dal 2020 i ricavi delle scommesse online hanno superato quelli del settore a terra: 40 miliardi per le prime, 28 per le seconde. Viene immediatamente da pensare che su questa performance abbia influito la pandemia del Covid che ha costretto molti Paesi a chiudere la rete a terra; ma questi trend comunque proseguirà anche nei prossimi anni. Nel 2025, l’online arriverà così a garantire 62 miliardi di ricavi, mentre le agenzie a terra si fermeranno a 45 miliardi.

 

Le scommesse sportive da tempo hanno superato quelle ippiche (e sulle altre corse, come quelle dei cani), nel 2020 le prime hanno assicurato 37 miliardi di ricavi, le seconde 31. Il divario si amplierà in futuro, nel 2025 saranno rispettivamente a 69 e 38 miliardi. Per quanto riguarda le scommesse sportive, il calcio rappresenta la fetta più consistente dei ricavi (57%), ma nel corso del tempo perderà un po’ di terreno: nel 2025 si attesterà al 55,2%. Perderà terreno anche il ciclismo (da 3,7 a 2,5%), anche se la contrazione maggiore si registrerà nella categoria residuale degli sport minori (adesso valgono il 16%, tra 5 anni scenderanno al 12,4%). Cresceranno molto invece le scommesse sul basket (dal 6,2 all’8,5%), sul football americano (dall’1,9 al 5,1%) e sul baseball (dall’1,7 al 3,3%), probabilmente grazie all’apertura dei mercati USA.

 

H2 Gambling e IBIA sottolineano quindi che i Paesi che hanno deciso di regolamentare il settore sono riusciti a strappare quote consistenti di mercato agli operatori paralleli. Nel 2012 gli operatori autorizzati controllavano appena il 58,7% dell’intero mercato delle scommesse, nel 2020 sono saliti al 73,6%, e continueranno a guadagnare terreno anche negli anni a venire, anche se per forza di cose non potranno mantenere lo stesso passo. Nel 2025 quindi raggiungeranno il 76,6%.

 

Regno Unito, Malta e Danimarca i migliori sistemi al Mondo

Il report analizza le potenzialità dei diversi mercato legalizzati, e si serve di parametri quali l’equità del sistema fiscale, la normativa sulla pubblicità e la varietà di prodotti, ma anche la minuziosità della regolamentazione e il contrasto al match fixing. Ai vertici della classifica ci sono così quei Paesi che hanno un’impostazione più liberista, ma a distanza di pochi punti se ne trovano altri che hanno adottato sistemi più stringenti. In testa così ci sono il Regno Unito e Malta. Il primo vanta una “Normativa minuziosa, costi e tassazione contenuti per gli operatori. È uno di primi Paesi a aver regolamentato il settore, ma è ancora uno dei migliori esempi al mondo. In base alle previsioni conserverà un elevato numero di operatori e resterà un mercato competitivo”. L’isola mediterranea invece è “Un hub internazionale, offre un’ampia offerta di prodotti e ha recentemente rafforzato le misure per l’integrity. Tassazione attrattiva, anche per quanto riguarda i redditi d’impresa. Continuerà a attrarre operatori”.

 

Subito dopo viene la Danimarca che ha una “Regolamentazione minuziosa ma bilanciata, ha consentito di creare uno dei mercati di maggior successo in Europa. La tassazione tuttavia non è favorevole e probabilmente la canalizzazione dei giocatori verso l’offerta legale potrebbe fallire”. E al quinto posto c’è la Svezia, un “Mercato recentemente liberalizzato con una normativa e un regime fiscale bilanciati. Mancano però delle linee guida chiare, e oltretutto sono previste delle sanzioni. Altro fattore negativo le restrizioni all’offerta”.

 

L’Italia tra alti e bassi

L’Italia è a metà classifica, per la precisione è ottava, e viene inclusa tra i Paesi che devono risolvere delle criticità, nonostante il “Mercato sia ben radicato, e grazie a una regolamentazione bilanciata e a un’ampia offerta si sia costantemente ridotta l’offerta parallela”. Il nostro Paese è nelle posizioni più alte per regolamentazione e integrità dello sport. Perde invece parecchi punti a causa del divieto di pubblicità imposto nel 2018 con il decreto Dignità e per la tassazione.

 

“Per le scommesse sportive, in particolare quelle online, la pubblicità è un elemento fondamentale perché il processo di regolamentazione abbia successo” si legge ne report. “Il divieto di pubblicità si traduce in un vantaggio per gli operatori offshore e rischia di vanificare l’iter di regolamentazione”. Il rischio, infatti, è che “queste restrizioni pesanti possano porre fine ai successi ottenuti per quanto riguarda la canalizzazione dei giocatori”. E questo nonostante il mercato regolamentato al momento assorba il 94% della domanda, solo il Regno Unito può vantare una percentuale più elevata.

 

Per quanto riguarda il regime fiscale, invece, la ricerca sottolinea che “molti club sportivi a causa della pandemia stanno attraversando una situazione di forte incertezza finanziaria; i governi nazionali spesso hanno fatto ricorso al scommesse per garantire risorse aggiuntive“. L’esempio più evidente è proprio la tassa salva sport che l’Italia ha varato un anno fa: “Assieme al divieto di pubblicità, questa misura si tradurrà in un favore per gli operatori senza autorizzazione”.

Gioel Rigido