Lombardia, lo stop alle slot dà troppi effetti collaterali
- La Lombardia pubblica un report per analizzare gli effetti della legge, e mette a confronto il trend regionale con quello nazionale
- In Lombardia il taglio delle slot è superiore alla media nazionale, e cala anche il numero delle vlt, ma le giocate crescono
- Le limitazioni però rischiano di produrre una serie di effetti collaterali su cui è necessario indagare ulteriormente
La Legge Regionale con cui la Regione Lombardia dal 2013 limita l’offerta di gioco, le fasce orarie e le distanze minime, ma anche il secco taglio al numero delle slot istallate in tutta Italia attuato dal Governo nazionale, non sembrano aver prodotto particolari risultati. I volumi sono rimasti pressoché costanti, le limitazioni però potrebbero produrre una serie di effetti collaterali del tutto indesiderati. Ma quello che conta di più è che ad ammetterlo è la stessa Regione Lombardia, nel Report “Volumi e offerta di gioco dopo l’approvazione della L.R. 8 del 2013” realizzato dall’Ufficio Studi, Analisi Leggi e Politiche regionali. Lo studio aiuterà il Consiglio a fare il punto della situazione e a adottare le prossime iniziative. Analizza i dati dal 2013 al 2018, e mette a confronto il trend a livello nazionale con quello regionale.
Cos’è successo in 5 anni
Nell’arco del quinquennio la raccolta dei giochi – la somma delle giocate – registra quindi una crescita del 26,1%, passa infatti da 84,6 a 106,7 miliardi di euro. A trainare il mercato è però il gioco online, la cui raccolta è più che raddoppiata: dai 14,8 miliardi del 2013 si arriva ai 31,4 del 2018, il 112,1% in più. Il gioco a terra cresce, ma a ritmi decisamente più contenuti: si passa da 69,8 a 75,3 miliardi, il 7,8% in più. In sostanza si tratta dell’1,5% in più l’anno. A quanto pare il divario tra i due canali si accentua ancora di più nel 2019, tanto che il gioco a terra sarebbe addirittura in contrazione, sebbene in questo caso i dati siano ancora provvisori. La raccolta complessiva infatti arriva a 110,5 miliardi di euro, con una “crescita del 4% rispetto al 2018 e del 34% rispetto al 2013″. Ma, appunto, è solo il gioco a distanza a essere in positivo, “cresce del 16% rispetto al 2018 (e del 146% rispetto al 2013)”. Quello a terra al contrario “diminuisce rispetto all’anno precedente del 2%”.
I trend della Lombardia è leggermente al di sotto di quello nazionale, ma non se ne discosta poi molto. In questo caso però sono disponibili solo i dati fino al 2018, e unicamente per la rete a terra, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli infatti non suddivide su base regionale i volumi dell’online perché – spiega – non è possibile tracciare l’origine delle giocate. Comunque, nel Report si spiega che “Nel 2018 i giocatori della Lombardia hanno puntato 14,6 miliardi di euro (19% della raccolta fisica nazionale) e hanno perso 3,3 miliardi (23% del volume di gioco). La raccolta regionale cresce del 2% dal 2017”, e in questo caso è addirittura in controtendenza rispetto ai dati nazionali che sono in contrazione del 2%. Invece nell’arco del quinquennio, la crescita è del 6%, contro il 7,8% nazionale.
Il settore degli apparecchi al microscopio
Le leggi regionali si scagliano in particolare contro il settore degli apparecchi, e impongono limitazioni come le distanze e le fasce orarie, anche se poi “nella maggior parte dei casi i divieti e le sanzioni si estendono anche ad altri giochi ad esempio alle scommesse o al bingo” si sottolinea nel report. In quei 5 anni ben 14 Regioni e 1 Provincia Autonoma hanno adottato leggi contro il gioco: nel 2013 sono intervenute Emilia Romagna, Abruzzo, Toscana, Lazio, Puglia e Lombardia nel 2013; nel 2014 Friuli Venezia Giulia, Umbria e Basilicata; nel 2015 Valle d’Aosta e Provincia di Trento; nel 2016 Piemonte e Molise; nel 2017 le Marche; nel 2018 la Calabria. Peraltro, la Provincia di Bolzano si era già mossa nel 2010, e la Liguria nel 2012. Poi nel 2019 sono arrivate anche Veneto e Sardegna.
Per le slot, però non bisogna dimenticare che il Governo nazionale tra il 2017 e il 2018 ha attuato un significativo taglio della rete, decretando la rottamazione del 30% delle macchine. In realtà poi la percentuale è stata anche più alta, e in ogni caso un processo di razionalizzazione era già in corso da tempo. Nell’arco del quinquennio si è superato il 36%, nel 2013 c’erano 410.688 slot, a fine 2018 ne erano rimaste 262.523. Nello stesso periodo però le vlt sono passate da 50.662 a 59.967, sono cresciute quindi del 18,3%.
Ora, nonostante il taglio delle macchine e le leggi regionali, il mercato non sembra subire particolari contraccolpi. A livello nazionale, la raccolta – comprese anche le vlt – passa infatti da 47,4 a 48,7 miliardi di euro di raccolta, guadagna il 2,7% in cinque anni. A livello locale però ci sono delle differenze, otto regioni registrano una contrazione (Abruzzo, Trentino, Liguria, Umbria, Lazio, Valle d’Aosta, Molise, Piemonte), mentre le altre 12 sono in crescita. “Tra il 2013 e il 2018 la Puglia conta la variazione in aumento più consistente (+14%), mentre il Piemonte è il territorio con maggior riduzione (-18%). Tra il 2017 e il 2018 le variazioni si muovono in una forbice che va dal +3% del Molise al -12% del Piemonte”.
In Lombardia crolla il numero di slot e vlt, ma le giocate crescono
In Lombardia la riduzione delle macchinette è stata ben maggiore di quella nazionale. Le slot infatti nel 2018 si sono ridotte a 44.120, quasi il 38% in meno rispetto a 5 anni prima (contro il 36% di media nazionale), e addirittura è calato anche il numero delle vlt (-1,3%, 10.353 macchine), mentre a livello nazionale, abbiamo visto, queste macchine sono cresciute del 18,3%. E sono calati in maniera sostanziale anche gli esercizi che istallano gli apparecchi. I locali con le slot nel 2018 erano 10.718, il 33% in meno rispetto al 2013. Le sale vlt sono scese a 746, il 14% in meno in 5 anni. Nonostante questo, la raccolta delle macchinette in Lombardia “oscilla in maniera non sostanziale nel tempo”, e nell’arto dei 5 anni “aumenta dell’1%” dai 10,2 a 10,3 miliardi. E’ vero, come sottolinea il rapporto, che la media italiana è del 3%, ma comunque la Lombardia resta in positivo. Ma a fronte a una cura da cavallo – che ha portato a chiudere un terzo delle sale slot, e a eliminare quasi il 40% delle macchinette da bar – il risultato appare ben marginale.
L’allarme sugli effetti indesiderati
“Per comprendere eventuali conseguenze indesiderate delle misure introdotte, andrebbero monitorati e studiati altri aspetti, ad esempio l’evoluzione del gioco illegale e del gioco on-line” conclude il Report. Perché in effetti sarebbe fondamentale capire se le giocate online in Lombardia hanno tenuto il passo con il +112% nazionale, o se addirittura hanno viaggiato a ritmi più elevati. O se quel 2% di differenza che c’è rispetto al trend nazionale è stato conquistato dal mercato illegale. Anche perché nel giro di alcuni anni scadranno i contratti che gli esercenti hanno stipulato con i gestori per istallare le macchine, e la legge regionale di conseguenza “inibirà la presenza di questa tipologia di gioco in gran parte del territorio regionale”. E questo sembra confermare l’allarme che da tempo lanciano gli operatori, secondo i quali l’illegale rischia di prendere sempre più piede. Il report raccomanda comunque analisi più approfondite, e tra i filoni su cui indagare cita anche l’emergenza del Covid-19: “inibisce una buona parte del gioco lecito in Lombardia come nel resto del paese segnando un ulteriore punto di rottura nell’andamento del fenomeno che andrebbe a tempo debito approfondito”.