Le proroghe senza fine ottengono il via libera della CGE
La Corte di Giustizia Europea legittima la proroga senza fine delle concessioni italiane dei giochi. Si tratta certamente di una restrizione del mercato – ammettono i giudici comunitari – e come tale violerebbe il diritto dell’Unione. Tuttavia, la proroga è ammissibile, a patto che sia giustificata da motivi di interesse generale. Poi sarà il giudice nazionale a dover accertare se c’era un modo meno drastico per raggiungere lo stesso risultato.
Il bookmaker che non può far parte del mercato italiano
Tutto nasce da un procedimento penale avviato nei confronti del titolare di un CTD collegato alla Ulisse GmbH, bookmaker austriaco che da noi opera con il marchio NewAleaBet. La compagnia madre non ha concessione italiana, ma ha più volte chiesto all’ADM di poter ottenere un qualche titolo che ne legittimi l’attività. I Monopoli tuttavia hanno sempre respinto la richiesta sottolineando che può ottenere una concessione solo chi partecipa alle gare. Il problema è che – nel caso delle scommesse – la gara doveva essere bandita nel 2016, ma è slittata di anno in anno. E ancora oggi non se ne vede traccia.
Il problema è sempre quello delle leggi regionali sul gioco che impediscono l’apertura di nuove sale da gioco e agenzie di scommesse. Se ADM assegnasse nuove concessioni, i titolari sarebbero costretti a rispettare le distanze. E nella maggior parte dei casi non troverebbero locali disponibili. Da anni, il governo nazionale cerca un modo per risolvere il conflitto con le regioni, il confronto però è sempre molto teso.
Intanto però, l’unica soluzione è rinviare le gare e prorogare le concessioni scadute. Quelle del bingo, vanno avanti così da oltre dieci anni, quelle delle scommesse sono scadute appunto nel 2016, e l’anno scorso è venuto il tempo anche degli apparecchi. Chi è già sul mercato può continuare a operare, anche se le proroghe causano molte incertezze. Ma chi è arrivato dopo, non ha modo di entrare nel mercato.
Una violazione giustificata
La Corte di Giustizia adesso sottolinea che tutta questa situazione rappresenta una disparità di trattamento e viola il principio generale di trasparenza. “Una proroga delle concessioni nel settore dei giochi d’azzardo impedisce l’apertura di tali concessioni alla concorrenza e la verifica dell’imparzialità delle procedure di aggiudicazione”.
Tuttavia, la proroga può essere giustificata da motivi imperativi di interesse generale. Nel caso in questione, il governo ha fatto presente che se non avesse mantenuto in vita le vecchie concessioni, sarebbe stata probabilmente costretta a fermare del tutto la raccolta delle scommesse. Il che avrebbe messo a rischio “la tenuta economica di un comparto che altrimenti sarebbe rimasto del tutto privo di regolamentazione”. E avrebbe compromesso “gli obiettivi della protezione dei consumatori, della prevenzione delle frodi e dell’incitamento dei cittadini a spese eccessive legate al gioco, nonché della prevenzione di turbative dell’ordine sociale in generale”.
Una gara sarebbe meglio
I giudici comunitari a questo punto si vedono costretti a prenderne atto. Ma chiedono ai colleghi italiani di stabilire se la proroga “sia idonea a garantire la realizzazione dell’obiettivo perseguito dalla Repubblica italiana in tale settore e non vada oltre quanto è necessario per raggiungerlo”. Anche se poi non possono fare a meno di sottolineare che “l’attribuzione di concessioni sulla base di un nuovo bando di gara, da un lato, costituirebbe una misura meno restrittiva” e “dall’altro, non pare tale da compromettere la realizzazione di detto obiettivo”.