Le proroghe senza fine arrivano alla Corte di Giustizia

Le proroghe senza fine arrivano alla Corte di Giustizia

Legislazione

Il meccanismo delle proroghe a tempo indeterminato finisce nuovamente sotto accusa, questa volta passerà al setaccio della Corte di Giustizia Europea. Il Consiglio di Stato ha infatti accolto un ricorso intentato dall’associazione Ascob e da diversi operatori, e ha sollevato una serie di dubbi sulla situazione in cui versano le sale bingo. La proroga doveva essere una soluzione temporanea. E invece, non solo va avanti ormai da un decennio – più delle concessioni stesse – ma sembra essersi trasformata in un labirinto senza uscita.

 

L’odissea del bingo inizia nel 2013

Le concessioni per il bingo non sono state assegnate tutte nello stesso periodo, e di conseguenza hanno scadenze differenti, dal 2013 al 2017. La proroga inizialmente doveva servire a per riassegnarle tutte insieme.

Intanto però, le Regioni hanno iniziato a approvare le leggi per limitare la diffusione del gioco, chi avesse partecipato alla gara avrebbe dovuto rispettare il distanziometro. La maggior parte delle sale avrebbero insomma dovuto trasferirsi, alcune avrebbero rischiato di non riaprire. A quel punto il bando è slittato di anno in anno. La stesso copione lo avrebbero seguito poi anche le scommesse e gli apparecchi.

Nel caso del bingo, però, la situazione è particolarmente complicata. All’inizio le sale dovevano versare un canone di proroga mensile di 2.800 euro, sostanzialmente l’importo della nuova concessione spalmato sulla durata di nove anni. Nel giro di qualche anno però il canone è stato portato a 5.000 euro al mese, e poi a 7.500. Oltretutto le sale non potevano nemmeno decidere di chiudere temporaneamente i battenti e di aspettare il nuovo bando, perché è vietato dalla legge. Insomma, gli operatori non potevano fare altro che andare avanti.

 

Il ricorso di Ascob riguarda anche gli altri giochi

Il ricorso intentato dalla Ascob è già passato dalla Corte Costituzionale che tuttavia ha difeso l’operato del governo e dell’Amministrazione. Il Consiglio di Stato adesso sottolinea che nel mentre c’è anche stata la pandemia di Covid, la situazione delle sale è ulteriormente peggiorata. E ha parlato di una “grave compromissione nella tenuta delle sale” e di “insostenibilità dei costi fissi e di gestione”.

I giudici hanno formulato ben sei quesiti a cui adesso la Corte di Giustizia europea dovrà rispondere. Anche se in sostanza ruotano attorno a due concetti. “Per un verso” commenta l’avvocato Luca Giacobbe, legale di Ascob e delle sale, “si dubita della legittimità di norme che paiono impedire qualsivoglia forma di riequilibrio delle concessioni a fronte di eventi imprevedibili; per altro verso e più in radice si dubita della validità di un regime di proroga in cui è lo stesso Stato ad essere intervenuto a modificare le condizioni della concessione”.

E quindi Giacobbe sottolinea che “Si tratta di una pronuncia di grande interesse, oltre che per le concessioni bingo, anche per il settore del gioco in genere”. Le proroghe e tempo indeterminato – appunto – non riguardano solo il bingo, ma anche gli apparecchi e le scommesse.

Gioel Rigido