La Svezia vuole vietare la pubblicità, ma con moderazione
Il governo svedese inizia a pensare a un divieto di pubblicità del gioco, ma poi – almeno per il momento – sceglie una misura più soft. Una commissione parlamentare tuttavia boccia fermamente ogni forma di restrizione, sarebbe un tentativo nascosto di tornare al passato.
L’attuale legge sul gioco risale al 2019, la Svezia ha adottato un sistema di licenze per la maggior parte dei giochi. Si puntava soprattutto a contrastare gli operatori internazionali, i giocatori svedesi infatti hanno sempre avuto una forte passione per l’online. Tra gli altri capisaldi della normativa, il registro di auto-esclusione per proteggere i soggetti a rischio.
L’ipotesi scartata del divieto
A maggio scorso il governo ha presentato un disegno di legge per apportare alcune modifiche. L’obiettivo è di ridurre gli effetti nocivi del gioco e a aumentare la canalizzazione verso gli operatori legali. Ma poi, già da tempo si discuteva di un possibile freno alla pubblicità, e il governo inizialmente aveva pensato alcune misure severe. Avrebbero colpito i prodotti a maggior rischio di dipendenza, si pensava a vietare gli spot tra le 6 del mattino e le 9 di sera.
Alla fine però lo stesso governo ha preferito non inserire alcuna norma del genere nel testo. Le ripercussioni sul settore dei giochi tuttavia non c’entrano. L’esecutivo ha ritenuto che i soggetti a rischio non sarebbero stati del tutto protetti, avrebbero in ogni caso continuato a vedere qualche forma di pubblicità. Il divieto invece avrebbe penalizzato le emittenti televisive, e probabilmente anche gli operatori legali.
La moderazione della pubblicità
Alla fine il governo si è limitato a chiedere quella che ha definito una “moderazione ponderata”, sulla base della pericolosità del gioco. In Svezia c’è già un sistema simile per gli alcolici, ma in quel caso si parla di “moderazione speciale”, definizione che suona un po’ più stringente. Nel caso del gambling, il governo non ha comunque fissato degli standard. E la Branschföreningen för Onlinespel -l’associazione degli operatori del gioco online – ha già protestato perché la formulazione è troppo ambigua.
La norma non piace nemmeno alla Commissione parlamentare sulla Cultura. In un parere spiega che di fatto reintroduce una forma di classificazione – quella sulla rischiosità dei vari giochi – che ormai è stata abbandonata. Inoltre, penalizza gli operatori del settore che comunque “hanno ottenuto una licenza, pagano le tasse, e si impegnano attivamente per garantire un elevato livello di tutela del giocatore”.
Senza contare il fatto che la normativa svedese ha appena tre anni, un lasso di tempo troppo esiguo per adottare dei cambiamenti così radicali. Il disegno di legge passerà adesso all’esame del parlamento in seduta plenaria.