La storia della più grande truffa a una lotteria
- Una truffa durata almeno sei anni che ha consentito di incassare una serie di jackpot dell’Hot Lotto statunitense
- L’addetto alla sicurezza aveva alterato il software di estrazione e poteva pilotare il risultato di alcuni concorsi
- I colpi accertati sono almeno quattro, ma nessuno sa esattamente quante estrazioni siano state veramente truccate
All’inizio sembrava il classico caso di un tagliando vincente della lotteria rubato – anche se di mezzo c’è un premio da 16,5 milioni di dollari – e invece si è rivelata una delle più grandi truffe mai attuata ai danni di una lotteria, probabilmente la più grande in assoluto. E meglio di una serie di lotterie, perché alla fine i colpi accertati sono quelli ai danni delle lotterie di Oklahoma, Kansas, Wisconsin e Colorado, ma c’è sempre il sospetto che alcune truffe non siano state scoperte. A architettare il piano è Eddie Raymond Tipton, all’epoca dei fatti – siamo nel 2005 – direttore della sicurezza della Multi State Lottery Association, un consorzio che fornisce una serie di servizi alle varie lotterie statunitensi.
Tipton in sostanza scopre il modo di pilotare le estrazioni dell’Hot Lotto, una lotteria multistatale a cui partecipano diversi Stati USA. La combinazione vincente viene generata in maniera del tutto casuale da un computer. Il cervellone si trova in una stanza di vetro alla quale possono accedere solo cinque dirigenti della lotteria. Ovviamente la Multi State Lottery Association ha adottato un rigido protocollo di sicurezza, ad esempio chiede che nella stanza entrino due persone per volta, in questo modo l’uno controlla quello che fa l’altro. Inoltre, nella stanza sono state istallate delle videocamere di sicurezza , al minimo sospetto basta guardare le riprese per scoprire cosa hanno fatto le persone che sono entrate. Sembrerebbe una missione impossibile, ma Tipton è una delle cinque persone che possono entrare nella stanza e conosce a menadito il protocollo, non può fare a meno di notare che c’è un varco. Come spiegherà nel corso del processo, a spingerlo non era tanto il desiderio di guadagnare un po’ di soldi facili, ma la semplice idea di riuscirci. Tipton così programma un virus e lo carica su una pennetta Usb. Poi altera il sistema di videosorveglianza, riesce a farle spegnere per un minuto. A quel punto trova il modo di entrare da solo nella stanza di vetro, inserisce la pennetta e istalla il virus nel computer, esce in tempo prima che le telecamere si riavviino.
In sostanza il virus non gli permette di sapere quale combinazione verrà estratta in ogni singolo concorso, funziona solo in determinati giorni. In questo modo centra una serie di vincite, nel 2005 un jackpot in Colorado, circa 570mila dollari. Nel 2007 ne vince un secondo in Wisconsin, 783mila dollari. E ancora, nel 2011, un premio da 1,2 milioni in Oklahoma. Tipton però è un dirigente della lotteria e per contratto non può acquistare biglietti della lotteria, chiede quindi al fratello e a un amico di farlo per lui e i tre poi si spartiscono il bottino.
A far scoprire la truffa però è un jackpot centrato nel 2010, il più alto di tutti, 16,5 milioni vinti in Iowa , e forse i tre adottano sin troppe precauzioni e finiscono con il tradirsi. Si appoggiano infatti a un avvocato canadese, Philip Johnston, che lascia passare diverso tempo prima di farsi avanti. L’avvocato prova a reclamare la vincita per telefono spiegando di essere malato, fornisce il numero seriale del biglietto vincente, ma i commissari gli chiedono come fosse vestito quando ha acquistato il biglietto. “Una giacca sportiva e dei pantaloni di flanella” dice Johnston, ma i commissari controllano i video del circuito interno della stazione di servizio, il giocatore era vestito in tutt’altro modo. L’avvocato prova a riscuotere il premio alcuni giorni dopo, questa volta dice che ha ricevuto l’incarico dal vero vincitore che vuole rimanere anonimo. La Iowa Lottery però non permette di reclamare una vincita in forma anonima. A quel punto Johnston rinuncia.
Tipton però non si dà per vinto e incarica un altro avvocato – questa volta del foro di New York – Crawford Shaw. Shaw costituisce un trust costituito in Belize, sceglie il Paese del Centro America perché sa che le banche lì tutelano strenuamente l’identità dei clienti. I commissari della lotteria però respingono anche questa richiesta, a questo punto credono che il biglietto possa essere passato di mano illecitamente, o che ci sia qualche altro reato sotto, e chiedono di conoscere il nome del beneficiario del trust. Anche Shaw a quel punto ritira la domanda, e il termine per reclamare il premio scade, i 16,5 milioni rimangono alla lotteria. I commissari della lotteria però sono sempre più sospettosi e si rivolgono alla magistratura.
Le indagini però si arenano, Shaw si appella al segreto professionale. Di fatto c’è solo il video della stazione di servizio, ma il giocatore fortunato indossa una felpa con cappuccio e degli occhiali da sole. Si vede solo che è di corporatura robusta e che si comporta con disinvoltura. Gli agenti comunque non si arrendono e – quando sono passati circa due anni, nell’ottobre 2013 – riescono a ricollegare il trust a Philip Johnston, l’avvocato canadese che per primo aveva provato a riscuotere il premio. Johnston è alle corde, si fa garantire l’immunità e inizia a cantare. Gli agenti avranno comunque bisogno di un altro anno prima di arrivare a Tipton.
Nel 2017 Tipton è stato condannato a 25 anni di carcere e a risarcire 3 milioni di dollari. Nello stesso anno, l’Hot Lotto è andato in pensione e è stato sostituito dal Lotto America. Lo scandalo della lotteria truccata non si è però concluso e, anzi, ha avuto diversi spin-off giudiziari. Alcuni giocatori hanno infatti intentato una class action e hanno ottenuto un risarcimento di 4,3 milioni. Ma anche Larry Dawson ha fatto causa alla lotteria. Dawson ha avuto la “sfortuna” di centrare il jackpot messo in palio subito dopo quello da 16,5 milioni mai incassato da Tipton: se la lotteria non fosse stata truccata – sostiene – avrebbero vinto una somma molto superiore. Circa un anno fa la lotteria ha preferito chiudere la questione, e ha raggiunto un accordo con l’uomo.