La Romania vieta le slot nei piccoli Comuni
La Romania assesta un giro di vite alla regolamentazione del gioco, e vieta in particolare agli operatori di istallare slot-machine nei piccoli Comuni, ovvero quelli con meno di 15mila abitanti. Secondo le prime stime questa misura dovrebbe far sparire gli apparecchi dal 90% dei centri abitati del Paese. Ed è facile immaginare che penalizzerà fortemente le attività dei 27 operatori in possesso di licenza.
La misura fa parte di un decreto d’urgenza che il primo ministro Marcel Ciolacu ha presentato lo scorso autunno, e che adesso il Parlamento ha in parte modificato – verrebbe da dire inasprito ulteriormente – e approvato in via definitiva. Adesso il provvedimento è stato trasmesso al presidente Klaus Iohannis che potrà ratificarlo o rinviarlo al parlamento per un nuovo esame.
Le altre misure varate dal governo
Il divieto per i comuni minori non è l’unica novità contenuta nel decreto. Anzi, ci sono anche altre norme con una formulazione piuttosto controversa, come quella che istituisce un registro elettronico in cui dovranno essere annotati i dati degli operatori e l’ubicazione delle slot. A quanto pare il registro dovrebbe essere aggiornato quotidianamente, e alcuni operatori si chiedono se dovranno inviare i propri dati ogni 24 ore.
Altre misure ancora non hanno un contenuto chiaro, come quelle che riscrivono le regole sulla pubblicità. In particolare si dettano nuovi standard per i cartelloni pubblicitari, e al momento non è chiaro se questi requisiti si applichino solo alle slot, o anche al gioco online. E ancora, i costi delle licenze vengono portati a 500mila euro per il gioco a distanza, e a 200mila euro sia per le lotterie, sia per le scommesse a quota fissa.
Il governo promette nuove strette
Intanto il primo ministro Ciolacu esulta: “Il nostro obiettivo principale deve essere quello di proteggere i cittadini, e non quello di assicurare risorse extra per il budget dello Stato senza curarci delle sofferenze che arrechiamo”. Anche se poi Ciolacu sottolinea che tra le misure del decreto c’è anche l’inasprimento del prelievo fiscale. “Abbiamo aumentato le tasse sul gioco, adottato una regolamentazione migliore e vietato il gioco nelle piccole città” ha detto. “Non ci fermeremo fino a quando non saremo sicuri che la situazione sia sotto controllo”.
Un semplice proclama che non contrasta le ludopatie
Nessun commento ufficiale per il momento da parte degli operatori, nel Paese sono presenti compagnie del calibro di StanleyBet e di Fortuna Entertainment. Intanto però delle critiche arrivano dal mondo accademico, in particolare si è scagliato contro il decreto l’economista Radu Nechita, docente dell’Università di Babes Bolyai. Secondo Nechita, in sostanza, il divieto per le piccole città sarebbe essenzialmente un semplice proclama, ma non servirebbe a contrastare la dipendenza dal gioco.
La misura inoltre potrebbe favorire il gioco online o, peggio, alimentare quello illegale. E in generale il governo, invece di imporre dei divieti, dovrebbe investire nella prevenzione – anche per fare in modo che i giocatori acquisiscano maggiore consapevolezza – e nella cura dei soggetti vulnerabili.