La Apple finisce nei guai per le app dei social casino
- Alcuni clienti fanno causa al colosso di Cupertino, sono diventati ludopati giocando a dei social casino
- Le app nascono per giocare tra amici, e non prevedono vincite in denaro. Ma alcune nascondono un trucchetto
- I colossi informatici si sono dimostrati molto sensibili alle problematiche legate al gioco, anche se ogni tanto commettono qualche svista
California, la Apple viene trascinata in tribunale da alcuni giocatori che hanno perso decine di migliaia di dollari giocando ai social casino, ma nei guai potrebbero finire anche il Play Store di Google e persino i social media come Facebook e Instagram, visto che è possibile scaricare questi giochi un po’ dappertutto. Quello che più colpisce è che questi prodotti in sé – sebbene riproducano slot varie, roulette e black-jack – dovrebbero avere un rischio minino: a differenza dei normali casinò online non consentono infatti di incassare le vincite. Il giocatore può usare le fiches che incassa solamente per piazzare delle altre puntate, in sostanza non può fare altro che continuare a giocare. Del resto si chiamano social perché gli utenti dovrebbero giocarci con gli amici e i familiari, non dovrebbero essere nulla di più di un normale passatempo.
Alcuni social casino però nascondono delle insidie: per giocare, l’utente è costretto a acquistare le fiches. E poi non potrà fare altro che spenderle. I prezzi oltretutto sono anche piuttosto salati, nel caso del Double Down – il social casino gestito dalla Double Down Interactive Co. Ltd che viene citato nella causa – era possibile cambiare fino a 500 dollari in un colpo solo. I giocatori che hanno portato la Apple in tribunale sostengono di aver sviluppato una vera e propria dipendenza, e peraltro il ricorso si basa sul fatto che questi giochi sono tuttora vietati in base alla legge della California, dove ha sede la Apple. E in realtà, quando i malcapitati hanno scaricato le app diversi anni fa, il gioco online era vietato in tutti gli States.
Bisogna sottolineare subito che la Apple non gestisce i social casino, le app vengono create da delle compagnie specializzate, il colosso di Cupertino consente però che vengano commercializzate sul proprio store. E trattiene una cospicua percentuale – fino al 30% – di tutte le transazioni economiche. In altre parole, ogni volta che un giocatore compra uno stack di fiches, quasi un terzo dei ricavi va alla Apple. E questo business, si spiega ancora nel ricorso, nel 2020 ha raggiunto complessivamente un fatturato di 6 miliardi di dollari. In sostanza, la Apple stringerebbe una “pericolosa partnership” commerciale con le società in questione. E oltretutto fornirebbe loro una serie di dati sensibili sugli utenti, cosicché “queste compagnie hanno modo di accedere a una platea di clienti del tutto nuovi”.
Il colosso della Mela, occorre ricordarlo, finora si è mostrato piuttosto sensibile alle problematiche legate al gambling e per il momento non ha commentato in alcun modo la notizia. La compagnia tra le altre cose ha adottato una serie di restrizioni alla pubblicità delle app di gioco, e – come specifica nelle linee guida dell’App Store – chi intende offrire questi software deve “essere in possesso delle licenze e delle autorizzazioni richieste nei Paesi in cui l’app viene offerta e deve adottare strumenti di geo-localizzazione per vietare a chi non risiede in quegli Stati di usarle”. Questi programmi inoltre devono essere gratuiti.
Anche Google per il Play Store ha adottato misure simili. Per quanto riguarda il gambling vero e proprio, solo pochi giorni fa la compagnia di Mountain View ha annunciato che dal 1° marzo amplierà il numero di Paesi in cui sarà possibile scaricare le app. Finora la cerchia era piuttosto ristretta, comprendeva solo Gran Bretagna, Irlanda, Francia e Brasile. Tra meno di un mese aggiungerà altre 15 Nazioni tra cui in particolare gli Stati Uniti, la Germania, la Spagna e la Svezia. I giochi che possono essere offerti dipendono sempre dalla normativa nazionale (in Germania ad esempio verranno offerte solamente lotterie e scommesse sportive, mentre restano vietati i casino games; in Svezia invece l’offerta sarà pressoché completa).
Negli USA in particolare ci sono tutta una serie di limitazioni, ad esempio le app dovranno essere gratuite, classificate adult only, e devono riportare chiaramente tutte le informazioni per usare in maniera responsabile giochi e scommesse. Ma soprattutto visto che gli Stati USA hanno una regolamentazione a macchia di leopardo – non tutti gli Stati hanno legalizzato il gioco online, e che quelli che lo hanno fatto hanno dato il via libera a giochi differenti – Google sottolinea che l’app “deve essere conforme a tutte le leggi vigenti e agli standard di settore per ogni Paese in cui viene distribuita” e che “non deve poter essere accessibile e utilizzabile in Paesi, stati, territori o aree geografiche non coperti dalla licenza per giochi e scommesse fornita dallo sviluppatore”.
Insomma, Google sembra seguire con attenzione gli sviluppi normativi dei vari mercati e le problematiche che potrebbero sorgere in questo o in quello Stato. La cosa strana però è che nell’elenco non ha incluso l’Italia: la Penisola non è tra i quattro Paesi della lista originaria, e nemmeno tra quelli che si aggiungeranno a marzo. A rigor di logica gli utenti italiani non dovrebbero poter scaricare nessuna app di gioco. E invece se ne trovano a decine, non solo quelle in modalità for fun, ma anche i software creati dai concessionari ADM. E per la cronaca ci sono anche diversi social casino della Double Down Interactive, la società contro cui si scagliano gli utenti statunitensi della Apple. E anche nella versione italiana è necessario comprare le fiches, lo stack massimo raggiunge i 350 dollari.