In Piemonte arriva la nuova legge e crescono i problemi
- La nuova legge piemontese sul gioco ridisegna distanziometro e fasce orarie e consente agli esercizi che hanno slot le slot di rimetterle
- I Comuni chiedono alla Regione delle linee guida per stabilire come comportarsi nel caso dei bar
- Alcune norme non piacciono agli operatori, a iniziare da quella che impone di istallare un lettore di tessera sanitaria
- L’opposizione invece chiede di rinviare la legge alla Corte Costituzionale e pensa a un referendum abrogativo
Dopo la lunga battaglia in Consiglio Regionale, non si è risolto lo scontro attorno alla nuova legge piemontese sul gioco. I sindaci dei vari Comuni infatti hanno chiesto alla Regione di chiarire come ci si debba comportare con i bar. La nuova legge in realtà sembra scontentare tutti. Da un lato ci sono le associazioni di categoria che non prendono posizione apertamente – SlotJava ha provato a interpellare le maggiori – e sembrano nutrire una serie di dubbi sulla nuova normativa. Dall’altro lato della barricata, invece, l’opposizione non vuole deporre le armi, e anzi pensa addirittura di raccogliere le firme per chiedere un referendum abrogativo.
La nuova legge è stata approvata dopo una lunga serie di scontri in Consiglio Regionale, tanto che i partiti della maggioranza negli scorsi mesi hanno più volte rimaneggiato e ritirato i vari testi. La legge abroga la precedente del 2016 e disciplina nuovamente distanze e fasce orarie. Il distanziometro infatti si riduce a 400 metri nei Comuni maggiori e a 300 in quelli più piccoli (prima era di 500 e di 400 metri) e la lista dei luoghi sensibili viene ridotta. Per le fasce orarie invece si punta a uniformare gli orari di stop in tutta la Regione, con uno stop di 8 ore per le sale dedicate (dalle 2 alle 10 del mattino) e di 10 ore per gli esercizi generalisti (da mezzanotte alle 8, e dalle 13 alle 15). E poi c’è una norma che consente di reistallare le slot a quei locali che le hanno tolte a causa della legge del 2016, e che sembra essere lo scoglio principale.
L’impasse sui bar
Il problema riguarda in particolare i bar, tanto che – secondo quanto riporta La Stampa in un articolo di una decina di giorni fa – tra i Comuni regna il caos, e i sindaci hanno deciso di non rilasciare autorizzazioni fino a quando la Regione non emetterà una circolare esplicativa. Torino parla di “valutazioni in corso”, mentre Elena Piastra, la prima cittadina di Settimo Torinese, spiega: “Anche noi ci stiamo interrogando sul da farsi: i Comuni si devono muovere all’unisono. Inutile che un’amministrazione si decida per una cosa, e la città accanto segua un’altra strada”.
Ma quella stessa norma, poi, provoca una serie di altri dubbi, ad esempio “Non dice nemmeno quali esercizi ricadano nella definizione di generalisti, se solamente le ricevitorie o le tabaccherie, o tutti le attività che un tempo erano iscritte all’albo Ries” spiega a SlotJava l’avvocato Luca Giacobbe, legale esperto di gaming che in queste settimane sta cercando di aiutare gli operatori a districarsi tra le nuove regole. “A oggi c’è solo il termine perentorio del 31 dicembre entro cui presentare l’istanza” rileva, e la scadenza sembra pericolosamente vicina, viste tutte le incognite.
E i dubbi sul distanziometro
Ma i Comuni hanno dei problemi anche con il distanziometro in sé: “Alcuni lo stanno applicando anche alle attività già aperte prima che entrasse in vigore la legge del 2016” spiega ancora Giacobbe. “In sostanza non fanno alcuna distinzione tra nuove attività e preesistenti, e negano l’autorizzazione a tutte le sale che si trovano a meno di 400 metri dai luoghi sensibili. Oltretutto seguono questo orientamento non solo nei confronti degli esercizi generalisti, ma anche delle sale da gioco e delle agenzie di scommesse. Se non si farà chiarezza su questo aspetto, i ricorsi al Tar saranno inevitabili”.
La nuova legge riaccende il conflitto di fondo
Le nuove norme inaspriscono un conflitto che non è mai stato risolto, perché una parte consistente del Piemonte – dai politici, alle associazioni impegnate nel curare i giocatori patologici, ai normali cittadini – le slot nei bar non le vorrebbero proprio vedere. “Se consenti di istallare le macchinette nei luoghi della vita quotidiana, la conseguenza è che aumenta il gioco patologico” dice lapidario Diego Sarno, consigliere regionale del PD. E sempre a SlotJava spiega: “Non siamo contro il gioco in sé, è un’attività legittima, ma deve essere regolamentata. Il problema è quando il gioco diventa patologico, e le slot machine hanno la caratteristica di essere compulsive”.
Secondo Sarno, infatti, le slot sono un gioco più pericoloso degli altri. “Il 10eLotto e il Gratta e Vinci hanno un filtro umano, gli esercenti dovrebbero intercettare le persone che giocano troppo e fermarle. Nelle slot invece non c’è questo filtro”.
Lo scontro sul lettore della tessera sanitaria
In realtà, la nuova legge una sorta di filtro lo prevede, anche se sembra creare più problemi di quanti ne risolve. Chiede infatti a tutti i locali che ospitano le slot – sale da gioco, agenzie di scommesse, ma anche a quelli che chiama punti per il gioco, i bar e le tabaccherie, appunto – di istallare “un lettore del codice fiscale o della tessera sanitaria … su ogni apparecchio del gioco lecito, nel rispetto della normativa in materia del trattamento dei dati personali”. Si tratta sostanzialmente di un lettore simile a quello che da un anno e mezzo devono adottare le vlt. E anche questo sistema accende lo scontro tra sostenitori e detrattori del gioco.
“Servirà solo a non far giocare i minorenni. Molto bene, ma alla fine dei conti non era un grosso limite nemmeno prima” sostiene Sarno. “Il titolare dell’esercizio dovrebbe essere in grado di distinguere un maggiorenne da un minorenne e dovrebbe chiedere la carta di identità quando ha dei sospetti. E dovrebbe fermare chi non ha l’età del gioco”.
“Deve essere il legislatore nazionale a stabilire quali requisiti devono avere le slot” rileva invece Giacobbe, riferendosi al fatto che in questo modo in Italia vengono legalizzate due macchine differenti. Quelle normali senza lettore verrebbero istallate in 19 Regioni, mentre il solo Piemonte imporrebbe le macchine dotate di lettore. Ma poi c’è anche un altro aspetto: “questa previsione rappresenta una regola tecnica e come tale deve essere notificata a Bruxelles e sottostare allo stand still prima di entrare in vigore. A quanto pare è già stata depositata una domanda – che la Commissione Europea ha preso in carico – che solleva proprio questo aspetto”.
Il PD chiede l’intervento della Corte Costituzionale e un referendum abrogativo
Ma poi – secondo Sarno – ci sono tutta una serie di altri aspetti che fanno scricchiolare la legge. “La disciplina sulle fasce orarie comprime fortemente il potere di intervento dei sindaci, che infatti sono sul piede di guerra. La nuova legge individua fin dall’inizio in quali orari le slot vanno spente. Ai sindaci resta solamente la possibilità di scegliere se adottare lo stop o meno”.
Il Consigliere PD però cita anche un motivo per cui dovrebbero essere gli operatori a protestare. “Una parte degli esercizi si sono adeguati alla legge del 2016, e magari hanno investito dei soldi per trasferirsi in un’altra sede e rispettare le distanze. Adesso invece si troveranno a competere con altri esercizi che, pur non essendosi adeguati alla legge, non sono stati sanzionati dalla Regione”. E magari sono rimasti in delle zone commercialmente più appetibili. Le sale che si sono trasferite “avrebbero tutto il diritto di agire nei confronti della Regione”.
Per Sarno, poi, “la legge non contrasta il gioco patologico, ma lo incrementa per tutelare gli aspetti economici del settore”. La Regione quindi avrebbe disciplinato delle materie su cui non poteva intervenire: “ha il potere di legiferare sulla tutela della salute, ma non ha alcun titolo per occuparsi dell’aspetto economico della gestione del gioco”. E questo renderebbe la legge incostituzionale, di conseguenza “il Governo potrebbe decidere di impugnarla di fronte alla Corte Costituzionale”. Il PD dal canto suo sta già valutando le prossime mosse: “a settembre decideremo se raccogliere le firme per presentare un referendum regionale per abrogare la nuova legge”.