Il distanziometro arriva alla CGE, ma è quello spagnolo
Il distanziometro finisce di fronte alla Corte di Giustizia Europea, ma è quello adottato dalla Comunità Autonoma di Valencia, in Spagna. I giudici europei dovranno stabilire in particolare se la norma rappresenti una restrizione eccessiva, visto che esistono altre misure meno invasive con cui si possono perseguire gli stessi obiettivi. E se si traduca in un vantaggio per i giochi gestiti dallo Stato, dal momento che il distanziometro vale solo per le sale da gioco private.
La Comunità Autonoma ha introdotto il distanziometro nel 2021. In sostanza le sale da gioco devono rispettare una distanza minima di 500 metri dalle altre agenzie, e di 850 metri dalle scuole. Chiaramente gli operatori del settore non hanno gradito le limitazioni, e sotto l’egida della Anesar – l’associazione locale che riunisce le sale da gioco – hanno presentato una serie di ricorsi alla Corte Superiore di Giustizia della Comunità Valenciana.
La tutela dei minori
I giudici spagnoli sembrano nutrire diversi dubbi sulla legittimità del distanziometro, l’ordinanza di rinvio è lunga ben ventotto pagine. In particolare, chiedono alla CGE di chiarire se la restrizione violi il principio di proporzionalità, la libertà di impresa, e la competitività del mercato.
La prima questione nasce dal fatto che le sale da gioco debbano rispettare una distanza minima dalle scuole. Questa misura chiaramente punta a tutelare i soggetti più giovani. Per i giudici, tuttavia, si potrebbe perseguire lo stesso obiettivo con misure che avrebbero un impatto minore. Banalmente, basterebbe impedire ai minori di accedere alle sale.
La convivenza tra giochi gestiti dallo Stato e giochi affidati a privati
Le altre questioni riguardano invece la convivenza tra sale gestite da operatori privati e giochi offerti in monopolio. Il distanziometro si applica infatti solamente ai primi, mentre le ricevitorie della lotteria di Stato, della Once e e dei concorsi pronostici come la Quinela non subiscono alcuna restrizione. In sostanza, il distanziometro potrebbe falsare la concorrenza.
I giudici sotto questo aspetto non ci vanno leggeri: la norma del 2021 “avvantaggia il monopolio di Stato, e si traduce in un vantaggio ingiustificato per il settore pubblico. Favorisce l’ingresso di risorse ingenti nelle casse erariali a scapito della libertà del mercato. Gli operatori privati infatti non godono dello stesso trattamento e questo ne mette a rischio la sopravvivenza“.
A questo proposito, la Corte Valenciana cita anche alcuni principi che la Corte di Giustizia Europea ha affermato in diverse occasioni, soprattutto quando ha affrontato dei ricorsi provenienti dall’Italia. In sostanza, per i i giudici spagnoli non si può dire che il distanziometro serva a perseguire obiettivi di interesse pubblico e a ridurre le occasioni di gioco, visto che allo stesso tempo favorisce le lotterie e gli altri giochi gestiti dallo Stato.
La sentenza varrà anche per l’Italia?
Resta da capire se la sentenza che emetterà la Corte di Giustizia varrà in qualche modo anche per l’Italia. Prima di tutto però bisogna dire che ci vorrà del tempo, la sentenza arriverà tra un paio di anni almeno. Si spera che nel frattempo il governo abbia risolto la situazione con la delega fiscale.
Poi, occorre sottolineare che il caso spagnolo e quelli italiani non sono perfettamente sovrapponibili. La differenza più evidente è che da noi non esistono giochi direttamente gestiti dallo Stato. O meglio, da noi tutti i giochi, o quasi, ricadono sotto il monopolio dello Stato, ma poi vengono affidati in gestione a operatori privati. Quella competizione tra pubblico e privato su cui battono tanto i giudici spagnoli, da noi è difficile vederla.
Poi però è anche vero che i distanziometri nostrani colpiscono solo alcuni giochi – le slot e molto spesso anche le scommesse – mentre non si applicano agli altri. Anche da noi si è spesso parlato di discriminazione. Ma la ragione del trattamento differente – alcuni giochi sono più pericolosi di altri – è difficile da scardinare.