Germania, arrivano altri 9 siti di slot, ma Kindred va via
- Altri nove operatori si apprestano a lanciare le slot online nel mercato tedesco
- L’iter per il rilascio delle licenze prosegue a rilento, ci sono 50 compagnie sono ancora in stand-by
- Kindred si è stancata di aspettare e ha deciso di uscire dal mercato. “Non ci sono le condizioni”
- Gli altri operatori invece sono pronti a dare battaglia e la parola torna ai giudici
La Germania si appresta a rilasciare altre 9 licenze per le slot online, ma quello che spicca di più è il dato degli operatori sospesi nel limbo. In totale sono state presentate 71 richieste, ma al momento ci sono solamente tre operatori autorizzati: Mernov – una controllata della Gauselmann che opera attraverso i siti Jackpotpiraten.de e Bingbong.de – ha potuto iniziare le attività a maggio; MyBet e Tipwin invece hanno ricevuto l’ok solo pochi giorni fa, quindi circa un mese dopo.
Delle altre istanze, 1 è stata respinta e altre 8 sono state ritirate. Insomma, a conti fatti, ci sono 50 operatori fermi al palo, se non si contano i 9 che appunto dovrebbero arrivare nelle prossime settimane. E non si può fare a meno di pensare a Kindred che giusto qualche settimana fa ha annunciato che avrebbe restituito le licenze e che dal 1° luglio cesserà definitivamente le operazioni. Una “decisione sofferta” presa proprio perché l’ente regolatore non è riuscito a fornire nessuna tempistica sul rilascio della licenza per le slot online.
Ma Kindred lascia il mercato
Kindred – compagnia che riunisce marchi come Unibet e 32Red – ha colto l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: “Abbiamo adottato una strategia a lungo termine incentrata sulla crescita nei mercati regolamentati. Ma, se si vuole rendere competitivo un mercato, è necessario che le procedure per il rilascio delle licenze, le condizioni per ottenerle e l’ambiente regolatorio siano trasparenti, sostenibili e vitali dal punto di vista finanziario”.
Requisiti che evidentemente mancano alla Germania: “non abbiamo modo di regalare un’esperienza di gioco accattivante ai nostri clienti, e di ottenere margini a lungo termine per i nostri azionisti”. E la compagnia ha anche lanciato un ultimo affondo sottolineando che anche se lascia il mercato tedesco non perde nulla: questa parte delle attività garantiva solo una fetta marginale dei ricavi complessivi.
Tanti tentativi, pochi risultati
Ma a ben vedere, l’addio di Kindred è solo l’ultima crepa che si in un mercato che ne ha viste di tutti i colori. La Germania infatti prova a regolamentare il settore da oltre dieci anni, sempre però con poca convinzione. All’inizio cercava solo di evitare che la Commissione Europea avviasse una procedura di infrazione. In questo lasso di tempo ha partorito ben quattro leggi differenti, e ha scatenato un putiferio giudiziario, visto che gli operatori hanno intentato decine di ricorsi per eliminare le restrizioni eccessive.
La prima legge infatti legalizzava solo le scommesse online e prevedeva venissero rilasciate appena 20 licenze. Il tetto al numero degli operatori è caduto solo con la terza legge, poker online e slot virtuali invece sono stati legalizzati con l’ultima legge, quella che è entrata in vigore l’anno scorso.
Nonostante questa lunghissima gestazione, il mercato tedesco soffre ancora pesanti restrizioni. Il legislatore ha previsto limiti di puntata e di spesa mensile, nel caso delle scommesse invece sono vietate le live – che secondo gli operatori assicurano il 60% della raccolta – per giocare alle slot virtuali invece occorre accedere a dei siti dedicati, separati da quelli degli altri prodotti. Per quanto riguarda il regime fiscale, poi, la tassazione si applica alla raccolta e non al margine, e l’aliquota è decisamente elevata, il 5,3%.
Gli operatori riprendono a protestare
Insomma, da un lato ci sono legislatore e amministrazione ancora molto diffidenti, dall’altro gli operatori che sgomitano per sfruttare appieno le potenzialità del mercato. Flutter Entertainment, Entain, e Greentube – compagnia che fa capo a Novomatic – circa un anno fa hanno commissionato un report alla Goldmedia per capire cosa sta succedendo. E secondo i ricercatori, tutte queste regole non rappresentano un grande richiamo per i giocatori.
Solo il 31% preferisce i siti degli operatori autorizzati, senza badare al resto. C’è poi un 6% che valuta quali misure vengano adottate per proteggere l’utente. Ma il 54% prende in considerazione solo il payout. E chiaramente è impossibile reggere il passo del mercato illegale: alcuni siti offshore garantiscono addirittura un payout del 98%, quelli tedeschi non raggiungono il 90%. La conseguenza è che oltre la metà del mercato rischia di rimanere in mano agli operatori senza autorizzazione.
Del resto, il mercato illegale sembra già stia riconquistando terreno. La raccolta delle scommesse nel 2021 – nonostante gli Europei di Calcio e le Olimpiadi – ha segnato una decisa battuta d’arresto rispetto al 2019. Un confronto con il 2020 sarebbe poco indicativo, vista la pandemia. Comunque l’anno scorso, le giocate si sono fermate a 7,8 miliardi, due anni fa valevano 9,3%. La differenza è del 16% e oltre.
La parola torna ai giudici
Insomma, il mercato non ha ancora raggiunto un assetto stabile e i rischio è che i giudici debbano intervenire nuovamente. Il rischio è che si aprano ancora molte altre crepe, e gli operatori del resto sono già sul piede di guerra. Circa un mese fa, i bookmaker in massa hanno depositato dei ricorsi per ottenere un regime meno severo sulle scommesse.