Finito il lockdown il gioco riprende, ma con lentezza
- Le sale da gioco hanno potuto riaprire, le prime già da fine maggio, e i giocatori sembrano aver gradito la novità
- Per riprendere le attività in pieno però gli operatori attendono la fine dell’estate
- Diversi operatori lamentano calma piatta, ma la situazione cambia da regione a regione, e da gioco a gioco
- Alcuni giocatori sembrano però soffrire le misure di distanziamento che le sale devono seguire
- E la pandemia in ogni caso sembra aver modificato le abitudini dei giocatori
Le prime sale slot, le agenzie di scommesse e i bingo hanno ripreso la vita normale a fine maggio, poi si sono unite anche le altre man mano che le Regioni in cui si trovano sono tornate in fascia bianca. Molti giocatori sembrano essere tornati alle loro abitudini, anche se ci sono delle difficoltà. Non solo perché l’estate per il settore del gioco è da sempre una stagione di passaggio, ma anche perché la pandemia ha lasciato il segno e sembra aver modificato ormai le abitudini dei giocatori, come confermano a SlotJava operatori e associazioni di categoria. Al momento poi prevale la prudenza, anche perché la situazione non è stabile, e le notizie di questi giorni sull’aumento dei contagi vengono prese con la giusta apprensione.
Per le scommesse, le virtuali vanno meglio delle sportive
“Appena abbiamo riaperto, i clienti sono rientrati. Bisogna considerare che era un lunedì – normalmente è uno dei giorni della settimana in cui l’affluenza è ai minimi, e ovviamente bisogna fare anche i conti con i 35 gradi che c’erano in quel periodo – però la clientela abituale è tornata” racconta ad esempio Maurizio Ughi, storica figura del settore delle scommesse e membro del Direttivo di GiocareItalia. Ughi si concentra soprattutto sul mercato toscano, dove le scommesse ippiche hanno un forte appeal, e spiega che “il cliente dell’agenzia, soprattutto quello dell’ippica, ha bisogno del confronto con gli altri. Al di là del fatturato in sé abbiamo un buon numero di clienti che è tornato”.
La maggior parte dei ricavi però è arrivato dalle scommesse virtuali, “hanno assicurato la metà dei ricavi, mentre le scommesse ippiche e quelle sportive si sono attestate a circa un quarto ciascuno”. Se si prende in considerazione quello che succede nel corso di un intero anno, i rapporti sono chiaramente differenti: “le scommesse sportive sono il prodotto che assicura il movimento maggiore, siamo sui 5,5-6 miliardi l’anno in tutta Italia. Ma appunto, il problema è che la raccolta si concentra in periodi determinati. L’ippica sul territorio non ha un gran movimento, circa 400 milioni l’anno. Le scommesse virtuali assicurano circa quattro volte tanto, attorno al miliardo e 700 milioni, ma come dicevamo hanno un andamento costante, quindi nei periodi di bassa stagione sono un bel supporto”.
Le agenzie di scommesse premevano per poter riaprire subito, visto che stavano per cominciare gli Europei di calcio, ma Ughi tende un po’ a ridimensionare la cosa: “Il palinsesto degli Europei è contenuto: non ci sono stati tantissimi avvenimenti nel corso della giornata e per questo l’attenzione del cliente non è continua, ma comunque abbiamo lavorato”. Insomma delle buone premesse, ma poi “Occorre aspettare fine agosto, quando riprenderanno i campionati, e le scommesse sportive andranno meglio”.
Ma sui social le agenzie si lamentano
La situazione però sembra cambiare molto, a seconda della Regione in cui ci si trova. E sui social è facile imbattersi in alcuni gestori di agenzie di scommesse a cui gli affari non vanno affatto bene. “Sinceramente si lavora poco” ammette Antonio D.C. “Sale scommesse pochissima gente… sala slot vlt molto meglio!”. dice Pier Paolo A. Valeria R. sembra abbastanza ottimista: “Qualcuno si comincia a vedere”, mentre Mauro C. taglia corto: “Io sono al 20% rispetto a prima del Covid”.
Gli Europei, nonostante la vittoria dell’Italia, sembrano aver dato un contributo marginale: Mirco M. è uno dei pochi a dire che “Con Europei e Mondiali sempre lavorato bene”. Samuele P. invece constata: “Pochissimo movimento per lo sport, va bene che ci sono poche partite ma con la Nazionale e gli Europei un minimo si lavorava. Ora veramente pochissima gente che spende quasi nulla”. Secondo Marco O. non ci si poteva aspettare molto di più: “Poca roba rispetto a prima, ma d’estate è normale sia così, speriamo che con la ripresa dei campionati si possa riprendere a buoni ritmi”. E in tanti concordano con lui: “Ah perché voi durante Luglio e Agosto lavorate? A mala pena si pagano le spese, non da adesso Covid o meno, ma da sempre” dice Antonio Federico D. N.
Le slot sono quasi ai livelli pre-Covid, ma solo nei bar
Per le sale slot le cose non sembra siano andate malissimo nelle prime settimane della ripartenza, anche se “Adesso, con il pieno dell’estate, arriva il periodo in cui tradizionalmente la gente gioca meno” osserva Domenico Distante, presidente di Sapar. Che poi della ripartenza, racconta: “La gente ha ripreso a andare nelle sale, diciamo che in media le slot stanno andando meglio nei bar che nelle sale da gioco vere e proprie”. Si tratta però di un fenomeno che potrebbe cambiare presto, e che in generale “varia un po’ da zona a zona, ogni Regione ha un andamento a sé. Inoltre, il discorso cambia un po’ se prendiamo in considerazione le città o le zone turistiche”.
In termini generali, “Abbiamo un 5% di ricavi in meno in confronto a giugno del 2019, con tutto il logorio che hanno comportato il lockdown, ma anche la riapertura, possiamo dire che a fatica ma siamo quasi ai livelli pre-pandemia” commenta ancora Distante. Che poi conclude: “Abbiamo riaperto, molto meglio che stare chiusi, abbiamo respirato un po’ almeno”.
Strada tutta in salita per i bingo
Per i bingo la situazione sembra invece più complicata, ma questo tipo di gioco è probabilmente quello che risente di più delle misure di distanziamento ancora in vigore. Le sale devono lavorare infatti a capienza ridotta, “Dobbiamo rispettare le distanze di un metro e a ogni tavolo possono sedere quattro persone al massimo. I clienti devono indossare la mascherina per tutto il tempo, la possono abbassare solo per mangiare o per fumare” racconta Salvatore Barbieri, presidente di Ascob. Ma com’è facile immaginare un minor numero di giocatori vuol dire anche premi più contenuti, e quindi delle mani meno avvincenti.
“I mesi estivi per noi non sono mai stati il periodo migliore, ma noi oltretutto ci dobbiamo scontrare con un problema in più” spiega ancora Barbieri, sottolineando che il divieto di pubblicità è un ostacolo ulteriore che frena la ripartenza. “Sfido chiunque a riportare la propria attività commerciale allo stesso trend che avevano prima senza poter pubblicizzare il fatto che hanno riaperto”. Per Barbieri basterebbe una deroga di qualche mese, oltretutto dalla portata contenuta: “Non chiedo che si possa pubblicizzare il gioco, ma semplicemente di poter dire che adesso le sale – dopo nove mesi di chiusura – sono tornate in attività”.
I problemi della nuova routine
Resta da capire come si comportano i giocatori in sala, come si sono adattati alle nuove routine che le misure anti-Covid hanno imposto. Anche in questo caso il panorama sembra piuttosto variegato. “I clienti sono molto attenti alla questione delle distanze e all’uso delle mascherine” racconta ad esempio Ughi. “Un anno fa capitava che il personale di sala dovesse intervenire, adesso non è più necessario. I clienti del resto sono abituati a rispettare le misure in qualunque attività entrino e continuano a farlo anche nelle agenzie di scommesse”.
Barbieri invece riferisce di alcune sale che sono state multate – e come sanzione accessoria hanno anche dovuto chiudere per alcuni giorni – perché qualche cliente non indossava la mascherina. “Magari se l’era tolta per mangiare qualcosa o per fumare, e poi aveva dimenticato di rimetterla quando è stato effettuato il controllo” racconta. Poi però puntualizza che la normativa sulle misure di prevenzione ha delle falle: “se i clienti non indossano la mascherina, il personale di sala può solamente richiamarli, ma non ha alcun potere di intervento. Soprattutto non ha il potere di allontanare il cliente”.
La pandemia ha lasciato il segno
C’è anche però il problema che il giocatore sembra essersi abituati a giocare online. Lo dice senza mezze misure Stefano C. “l’online ci ha messo del suo, tanti si sono adattati”. “Il 40% si è dirottato sull’online… come era prevedibile” gli fa eco Enrico B. E chi ha sia l’agenzia che il gioco online, come Claudio V., racconta “Il mio lavoro è cambiato molto. Pre Covid era un 80% sala e 20 % online. Ora si è capovolto: numeri pazzeschi online e sala pochi spicci”. Anche secondo Claudio L. il mercato sta andando in questa direzione: “Vedo molti gestori che sembrano dei call center, che ricevono continue chiamate e messaggi da parte dei clienti. Indubbiamente prima non era così”. E secondo Walter PA è impossibile fare diversamente: “il problema vero è che a settembre non si sa cosa può succedere… quindi diventa difficile dire no alle persone, con il rischio che se ne vanno a giocare da altre parti, da qualcuno che magari dice sì”.