Egba, il gioco va a picco quest’anno, ma cresce l’online
- Anche il mercato del gioco viene pesantemente colpito dalla pandemia, alla fine nel 2020 perde il 23%
- Crollano i ricavi del gioco a terra, mentre l’online è in crescita
- Fondamentale la diffusione degli smartphone che nel 2022 assicureranno la fetta più consistente dei ricavi del gioco su internet
Nel 2020 il mercato del gioco nell’Europa a 27 viene pesantemente condizionato dall’epidemia di Covid-19, ma il settore viaggia a due velocità: da un lato c’è l’online che registra una crescita marcata e conquista quote di mercato, dall’altra c’è il gioco a terra che subisce un vero e proprio crollo. Il balzo del primo però non riesce a compensare il tondo dell’altro. Complessivamente, secondo un report pubblicato dall’associazione EGBA e dall’istituto di ricerca H2 Gambling Capital, i ricavi lordi – la GGR, ovvero la raccolta al netto delle vincite – si attestano a 75,9 miliardi di euro, contro i 98,6 miliardi del 2019; in percentuale il crollo è del 23%. “Come molto altri settori, anche il mercato del gioco in Europa quest’anno ha risentito pesantemente della pandemia del Covid” osserva il segretario generale dell’EGBA Maarten Haijer. Anche se poi sottolinea che “La crescita dell’online comunque continua a essere sostenuta”.
Retail e online sulle montagne russe
In realtà anche il gioco online ha accusato una battuta d’arresto nel secondo trimestre, quando lo stop alle competizioni sportive ha penalizzato la raccolta delle scommesse. Poi però il resto dell’anno è stato nettamente positivo. Alla fine il segmento registra una crescita del 7% e sale a una GGR di 26,3 miliardi di euro (contro i 24,5 miliardi di un anno fa). L’EGBA e H2 spiegano che gran parte del merito va all’uso – sempre più frequente – degli smartphone, soprattutto nel caso delle scommesse sportive. Nel 2020, il canale mobile assicura il 45,6% dei ricavi delle scommesse online, e secondo le stime arriverà al 50,8% nel 2022. Nel giro di due anni quindi, i telefonini supereranno i computer e garantiranno la maggior parte della GGR delle scommesse online. La crescita poi proseguirà ancora, e nel 2025 gli smartphone assicureranno il 58,2% dei ricavi del gioco via internet.
L’online però non riesce a ripianare le perdite del gioco a terra che ovviamente è stato pesantemente penalizzato dal lockdown e dalle altre misure di distanziamento. Le agenzie di scommesse e le sale da gioco varie alle fine chiudono il 2020 con una GGR di 49,6 miliardi di euro, il 33% in meno dei 74,1 miliardi del 2019. Il problema però è che il gioco a terra non tornerà più ai livelli del 2019, nemmeno nel medio e lungo periodo: l’anno prossimo varrà 68,5 miliardi, quindi crescerà del 38,1% sul 2020, ma sarà ancora al di sotto dei livelli del 2019 (per l’esattezza del 7,5% ). Negli esercizi successivi, la crescita sarà meno accentuata, ma costante. E nel 2025 si arriverà a 73,7 miliardi, ancora mezzo punto percentuale in meno rispetto all’anno scorso.
Se si sommano online e a terra, invece, il mercato del gioco avrà recuperato tutto il terreno perso quest’anno – o quasi – già nel 2021. Raggiungerà infatti i 97,2 miliardi, quindi sconterà ancora un gap dell’1,4% rispetto al 2019. Poi però nel 2022 sarà già a quota 101,7 miliardi, e continuerà a crescere fino a toccare i 111 miliardi nel 2025. E se la rete a terra stenta, vuol dire che l’online guadagna sempre più importanza. Il 2020 con il suo picco del 34,7% resta sì un risultato eccezionale, ma comunque strappa quote di mercato al gioco a terra: nel 2019 l’online garantiva il 24,8% dei ricavi del settore, nel 2021 sarà già al 29,5% e poi crescerà ancora fino a raggiungere il 33,6% nell’arco di 5 anni. In termini assoluti, invece, la crescita sarà costante: 26,3 miliardi quest’anno, 28,7 il prossimo e poi via fino a toccare i 37,3 miliardi di euro nel 2025.
Com’è fatto il mercato europeo dell’online
L’EGBA offre anche uno spaccato del mercato europeo del gioco online. A livello territoriale, il Regno Unito non ha rivali, da solo assicura quasi un terzo dei ricavi dell’intera Europa (per l’esattezza il 30,1%), mentre la Germania e la Francia scendono rispettivamente all’11,4 e al 9,2%. Solo quarta l’Italia con l’8,7%, mentre la Svezia – che di certo non può contare su un grande bacino di utenti – conquista il quinto posto con il 6,2% dei ricavi complessivi. La Svezia del resto è il Paese dive l’online raggiunge l’incidenza più elevata, casinò virtuali, scommesse online etc. assicurano infatti il 58,8% di ricavi di tutto il settore. A poca distanza c’è la Danimarca, con il 54,6%, unico altro paese in cui il gioco su internet vale più di quello a terra. Al terzo posto c’è infatti la Gran Bretagna, dove si scende al 45,3%. L’Italia invece – con il 10,6% – è ultima nell’Europa a 27, anche se non è poi così sola: “In Paesi come Francia, Germania, Italia e Spagna ci sono ancora ampi margini di crescita, la penetrazione dell’online rispetto alle dimensioni complessive del mercato è ancora relativamente bassa, soprattutto se messa a confronto con i livelli di altro Stati europei” osserva ancora Maarten Haijer.
Per quanto riguarda invece i diversi prodotti, le scommesse sportive sono il prodotto più remunerativo dell’online, rappresentano il 41% del segmento in termini di ricavi. Seguono poi non molto distanti i casino games (34%), staccate invece le lotterie (15%). Poker e bingo valgono rispettivamente il 5 e il 4%, gli skill games infine l’1%.
Il valore aggiunto del mercato legale
E infine, Haijer elogia “l’impegno dei nostri associati per sostenere il gioco responsabile e sicuro, e i loro investimenti nel settore dello sport”. Anche se i segnali che lanciano gli altri Paesi UE non sono affatto positivi, secondo l’EGBA e H2 il mercato dei giochi ha investito 340 milioni di euro per finanziare lo sport (ovvero 107 milioni di euro per le sponsorizzazioni e 233 milioni per i diritti di streaming delle partite) dato in crescita del 56% rispetto all’anno prima. Il gioco non regolamentato su internet, invece, secondo il report seguirà un andamento irregolare: nel 2019 rappresentava il 26,5% del totale, e quest’anno si è ridotto al 23,4%. Questa fetta è destinata a restringersi ancora fino al 2022-2023 (in entrambi i casi si attesterà al 19,9%), ma poi tornerà a crescere, prima al 20% nel 2024, e poi al 20,4% nel 2025.