Con la norma salva-biliardino, l’amusement torna a sperare
- Due vecchie leggi rischiavano di far sparire quasi tutto il settore dell’amusement
- Il problema è la norma che equipara i videogame alle slot e alle vlt e ne impone la certificazione
- Il Senato ha approvato una norma che esenta i biliardini da quest’obbligo
- La norma parla ance di altre tipologie di macchine e forse potrebbe servire anche nel caso del Lan Gate
Spinti da una campagna stampa pressante, il Governo e l’Amministrazione tentano un salvataggio in extremis del biliardino, ma il resto dell’amusement rischia ancora di sparire. Il problema sono due leggi – una ha dieci anni, l’altra addirittura risale al 2000 – che equiparano i biliardini, i videogame e tutti gli altri giochi che di solito si trovano nelle sale dedicate alle famiglie a delle slot e delle vlt. Quindi a delle macchine che distribuiscono delle vincite in denaro e a cui possono giocare solo i maggiorenni.
Il sospetto con cui si guardano i videogame
Quelle leggi impongono una omologazione rigida e molto costosa che deve essere effettuata da degli enti certificatori specializzati. La normativa è la stessa che ha fatto esplodere il Lan Gate a fine aprile. Quale obiettivo persegua questa normativa non è molto chiaro, secondo alcuni serve a contrastare l’evasione fiscale, secondo altri punta a combattere il gioco d’azzardo illegale. In sostanza impedirebbe che le macchine vengano trasformate in videopoker, come succedeva qualche anno fa.
Tutto questo può avere un senso nel caso dei videogame, i vecchi cassoni da bar che permettevano di giocare a Arcanoid, Space Invaders, e più di recente Mortal Kombat. Qualche anno fa succedeva – e purtroppo non era raro – che venissero modificati: con qualche combinazione particolare di tasti o un telecomando si sbloccava una modalità nascosta, e si giocava alle slot o a poker. Ma quando pensiamo a un dondolante per bambini o un hockey da tavolo, è molto difficile pensare che possano essere truccati in qualche modo e diventare delle slot.
C’è poi anche il caso particolare delle ticket redemption, quelle macchine che a fine partita emettono una serie di bigliettini in base al punteggio. I tagliandi servono poi a riscuotere un premio, più se ne vincono, più ricco è il premio. Negli ultimi anni questi apparecchi sono stati al centro di un’aspra polemica: il meccanismo vincita-ricompensa sarebbe lo stesso delle slot e avvicinerebbe i più giovani al gioco d’azzardo. Basti dire che da tempo, l’Emilia Romagna ha varato una legge personale che vieta ai minori di giocare.
Con l’omologa rischia di sparire il 70% delle macchine
In ogni caso tutte queste macchine devono essere certificate, in queste settimane i titolari delle sale devono firmare un’autocertificazione. Ma poi si dovrà ottenere l’omologa vera e propria: per le ticket redemption già entro la fine dell’anno, le altre per dicembre 2023. L’iter però – nel caso degli apparecchi elettronici – comporta anche che l’ente certificatore verifichi il codice sorgente. Che però non sempre è facile reperire. Nelle sale arcade ci sono macchine che hanno diverse decine di anni, magari l’azienda che le ha prodotte non esiste più. Oppure sono rimasti così pochi apparecchi che non ha senso spendere migliaia di euro per certificarli.
Senza contare che le aziende produttrici al momento sono impegnatissime a certificare le nuove macchine, visto che dal 1 giugno non possono venderle senza aver ottenuto il documento. In questa fase non hanno il tempo di far omologare gli apparecchi che hanno già venduto.
Il risultato è che le sale rischiano di dover rottamare la maggior parte degli apparecchi che hanno, si parla addirittura di un 70%, e di dover investire decine di migliaia di euro, se non centinaia di migliaia, per sostituirle. Ammesso che abbiano le risorse per farlo, poi, non è detto che trovino nuovi giochi da comprare, visto che stanno arrivando sul mercato con il contagocce.
Il settore chiede una certificazione light
Il settore degli arcade è sul piede di guerra da tempo, ha avviato con l’ADM un confronto serratissimo e ha ottenuto qualche dilazione. Le associazioni puntano tuttavia a ottenere una revisione della normativa, chiedono un’omologazione light, o addirittura che basti la semplice autocertificazione. Già con questa dichiarazione, infatti, i titolari attestano che le macchine sono conformi alla legge. E si assumono la responsabilità penale se dichiarano il falso. Dovrebbe bastare a dissuaderli dal truccare le macchine.
Il confronto va avanti, almeno però i Monopoli avrebbero preso consapevolezza del problema, e secondo alcune indiscrezioni avrebbero anche ammesso che nel caso di alcune macchine tutto questo processo è sostanzialmente inutile. La situazione si è sbloccata – in parte – solo adesso visto che, con l’arrivo dell’estate, si sono uniti alla protesta anche gli stabilimenti balneari. Questa normativa riguardava anche i biliardini, insomma uno dei simboli delle vacanze italiane rischiava di sparire.
La norma salva-biliardini
Nei giorni scorsi, l’Amministrazione ha finalmente preso una posizione: “per l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli il calcio balilla rappresenta uno dei giochi della storia e della tradizione di tutti noi italiani da salvaguardare e promuovere anziché da ostacolare, non essendo in alcun modo assimilabili ad apparecchi con vincita in denaro come videolottery e slot” spiegava il Direttore Generale Marcello Minenna. E annunciava un emendamento per eliminare “dagli obblighi certificativi posti dalle leggi oggi in vigore, proprio i biliardini”.
L’emendamento è effettivamente arrivato, il Senato lo ha approvato e lo ha incluso nel decreto che detta ulteriori misure urgenti per l’attuazione del PNRR. Il DL adesso deve essere votato anche dalla Camera, ma è difficile che venga modificato visto che deve essere convertito in legge entro la fine di giugno.
Si riaccendono le speranze anche per le altre macchine
A ben guardare la norma non riguarda solo i biliardini, ma include anche altri tipo di macchine: “apparecchi meccanici ed elettromeccanici di cui alla lettera c-bis) che non distribuiscono tagliandi e di cui alla lettera c-ter), basati sulla sola abilità, fisica, mentale o strategica, o che riproducono esclusivamente audio e/o video o siano privi di interazione con il giocatore”. Il compito di decidere chi salvare e chi no viene affidato all’ADM: entro il 15 novembre infatti dovrà stilare un’apposita lista.
Questa formulazione così ampia riaccende le speranze, il settore adesso confida che vengano esentati almeno quei giochi che non ha alcun senso certificare. E magari quella norma potrebbe servire anche per il Lan Gate, visto che il problema è lo stesso: capire se ha senso omologare le consolle come la xBox o la PlayStation. Occorrerà però attendere l’autunno inoltrato per vedere quanto è lunga la lista che compilerà ADM.