Anche PokerStars dice addio alla Norvegia
Anche PokerStars chiude le operazioni nel Paese scandinavo. La poker room di punta della Flutter ha già contattato tutti i propri utenti che risiedono nello Stato, invitandoli a prelevare tutti i soldi presenti sui conti di gioco, ufficialmente le operazioni termineranno il 26 ottobre, giovedì prossimo.
Ufficialmente la decisione è dovuta a non meglio precisate “ragioni commerciali”, ma è difficile non pensare che c’entri il secco invito che l’ente regolatore norvegese, il Lottstift, ha lanciato nelle scorse settimane. Insomma, l’addio di PokerStars sembra solo l’ennesimo capitolo di un acceso scontro che va avanti da anni, e che più volte è finito anche nelle aule di tribunale. Ennesimo, ma non ultimo, perché i siti di gioco sembrano piuttosto scettici sul fatto che i giocatori norvegesi smetteranno di frequentare i siti internazionali.
L’ente regolatore minaccia sanzioni giornaliere
Da settembre diversi operatori internazionali hanno già deciso di cessare la raccolta in Norvegia. Prima di PokerStars lo avevano già fatto bet365, Kindred, Betsson e ComeOn. Il Lottstift ha infatti pubblicato una lista di operatori che raccolgono gioco senza licenza norvegese – che del resto non potrebbero avere, visto che il settore è affidato in monopolio alla Norsk Tipping e alla Risktoto – minacciando di applicare pesanti misure coercitive.
L’ente regolatore ha già usato questa strategia nel 2022. A farne le spese è stata una sussidiaria della Kindred, la Trannel International. Il Lottstift in quel caso ha minacciato di comminare una sanzione di 1,2 milioni di corone (circa 120mila euro) per ogni giorni in cui l’operatore avesse continuato a raccogliere gioco.
Secondo il Lottstift tutti gli sforzi compiuti negli ultimi anni stanno dando i propri frutti. L’ente regolatore sottolinea di disporre di diversi strumenti per colpire gli operatori illegali, tra cui il blocco degli indirizzi IP e il congelamento dei trasferimenti di denaro.
Gli operatori rispettano il divieto, ma sembrano scettici
Gli operatori, invece, non sembrano convinti che la strategia dell’amministrazione servirà a qualcosa. Alcuni hanno ricevuto l’invito a lasciare il Paese, ma sostengono di non aver mai fatto nulla per attrarre giocatori dalla Norvegia. Ovviamente, se un giocatore norvegese avesse voluto giocare sui siti internazionali, probabilmente avrebbe potuto farlo.
A questo punto viene spontaneo chiedersi cosa succederà a quegli operatori che effettivamente raccoglievano gioco in Norvegia, ma che adesso hanno adempiuto a tutte le richieste dell’ente regolatore. Perché da quanto emerge, il Lottstift ha semplicemente chiesto di eliminare dai siti di gioco le traduzioni in norvegese e le corone dalla liste delle monete accettate. Basterà a tenere lontani dei giocatori che per anni hanno frequentato quelle sale da gioco virtuali?