Coronavirus, i giochi si leccano le ferite. Tranne l’online
- Dopo Macao, anche Las Vegas chiude i casinò. Lo stop durerà un mese
- I colossi del gioco iniziano a fare i conti con l’emergenza coronavirus, e per tutti il bilancio è pesante
- L’unico settore in controtendenza è l’online, e ci sono già i primi segnali
I casinò di Las Vegas chiusi e le strade deserte sono forse una delle immagini che più di tutte riassume come il coronavirus stia colpendo anche il settore del gambling. La Sin City – in realtà tutto lo Stato del Nevada – ha deciso di chiudere le case da gioco, per il momento per 30 giorni, ma poi tutto dipenderà da come si evolve la pandemia. Il lockdown riguarda 217 casinò (giusto per capire di cosa stiamo parlando, in totale in tutti gli Stati Uniti ce ne sono 351), la maggior parte ovviamente si trova lungo la Strip di Las Vegas, ma poi ci sono altre cittadine dello Stato – come Reno – che sono cresciute grazie all’industria del gambling.
A Las Vegas non era mai successo, mai per così a lungo. Non si tratta però di una decisione isolata. Solo poche settimane fa, Macao – l’amministrazione autonoma cinese che è la vera capitale mondiale dei casinò – aveva preso una decisione analoga, ma qui le case da gioco sono rimaste chiuse per due settimane, fino al 20 febbraio. Per la ex colonia portoghese comunque il lockdown ha funzionato, l’ultimo contagio da Covid-19 risale all’inizio di febbraio, e l’Amministrazione adesso presuppone che l’unico pericolo possano essere le persone che vengono dall’estero, così ha predisposto una struttura apposta per la quarantena di eventuali turisti. Adesso che l’emergenza è ormai alle spalle, si può dire però che per le case da gioco il bilancio è stato pesante, con i ricavi di febbraio che sono crollati dell’88% (3,1 miliardi di pataca, 360 milioni di euro), e il Governo che mette sul piatto circa 260 milioni di euro per sostenere la ripresa.
E poi ci sono tutti gli altri Paesi del mondo che man mano stanno adottando misure restrittive, in Italia lo sappiamo bene, tutti gli esercizi commerciali giudicati non essenziali sono stati chiusi per contenere la diffusione del virus. I colossi internazionali del gioco hanno quindi iniziato a fare i conti con quello che comporterà la crisi in termini economici. Uno dei maggiori operatori inglesi delle scommesse, William Hill, nel bilancio ha messo la sospensione dei campionati e il rinvio degli Europei di calcio, ma anche la chiusura della rete a terra – che al momento il Governo non ha ancora imposto – per un mese. Il risultato è che i ricavi saranno tra i 100 e i 110 milioni di sterline al di sotto delle previsioni. Se la Gran Bretagna poi decidesse di chiudere le agenzie per un ulteriore mese, le perdite salirebbero di altri 25-30 milioni di sterline. Il bookmaker così ha deciso che quest’anno metterà a dieta gli azionisti, e non assegnerà dividendi.
Anche Flutter Entertainment ha ipotizzato una cifra simile. La compagnia è nata dalla fusione di Paddy Power e Betfair (ma che poi ha inglobato altri marchi), è quindi fortemente legata alle scommesse, nel 2019 il 78% dei ricavi è arrivato da quel segmento. Nel conteggio ha messo lo stop dello sport, ma non la chiusura delle agenzie, e quest’ultima eventualità – insieme al blocco dell’ippica – potrebbe provocare un ammanco di altri 30 milioni di sterline.
Le uniche notizie positive per il settore arrivano dal gioco online, e a darle è Playtech, che principalmente fornisce software e soluzioni agli operatori. Stando ai dati delle ultime settimane, le poker room e le sale bingo virtuali si sono riempite. Chiaramente l’arco temporale è piuttosto ristretto, ma la spiegazione più facile è che la gente, non potendo uscire di casa per le restrizioni, ha avuto maggior tempo da dedicare a altre attività, tra cui anche il gioco online. Al contrario, però, i casinò online hanno avuto delle “ripercussioni contenute” a causa del virus, ma la compagnia ricorda che è stata costretta a chiudere gli studios dei casinò live, per evitare contagi tra i dipendenti, e questo chiaramente ha comportato delle perdite. Insomma, nelle prossime settimane il trend potrebbe allinearsi con quello degli altri giochi. E magari – sperando che l’emergenza sanitaria quantomeno si attenui – ci preoccuperemo anche di verificare se il fenomeno riguarda anche i casinò online e le poker room virtuali italiane. Intanto, tornando a Playtech, ci sono dei segnali più che positivi dalla piattaforma di trading TradeTech, ma poi tutto il resto non ride. A iniziare da Snaitech (circa 2 anni fa la compagnia israeliana acquisì il 70,5% dello storico brand italiano) fortemente colpita anche lei dalla chiusura della rete e dall’azzeramento degli eventi sportivi. In questo caso si parla di un rosso per 3 milioni di euro al mese.