Paesi Bassi, multa record alla Gammix. Che accusa: “KSA sleale”
Paesi Bassi, l’ente regolatore – il Kansspelautoriteit – stacca una multa record da quasi 20 milioni di euro a un operatore maltese che avrebbe raccolto gioco senza concessione. La compagnia in questione – la Gammix Limited – però respinge ogni addebito e anzi accusa l’amministrazione olandese di aver falsificato i dati, e di conteggiare le violazioni in maniera molto approssimativa. E promette quindi che si batterà con ogni mezzo per far annullare la multa.
Le accuse del KSA
Per l’esattezza, la sanzione ammonta a 19,7 milioni di euro, è la più alta comminata dalla KSA, e stacca di diverse lunghezze la multa da 12 milioni comminata alla N1 Interactive. L’ente regolatore asserisce di aver chiesto a più riprese alla compagnia di fermare la raccolta nei Paesi Bassi, la Gammix tuttavia non avrebbe adottato misure sufficienti per bloccare i giocatori olandesi.
Inoltre, gli ispettori del KSA avrebbero aperto dei conti di gioco sui vari siti della Gammix utilizzando dei device con IP olandese, e fornendo indirizzi, codici postali e numeri di telefono dei Paesi Bassi. Avrebbero quindi depositato 20 euro su ciascun account, facendo partire il denaro da banche olandesi. Peraltro, i siti di gioco non avrebbero riportato in modo chiaro dei messaggi per avvisare i giocatori olandesi. E ancora, sui siti di gioco non ci sarebbero strumenti adeguati per impedire l’accesso da parte di minori.
La sanzione, secondo il regolatore, non sarebbe nemmeno così alta. Equivarrebbe ad appena il 6,5% dei ricavi lordi che la compagnia consegue nel Paese. Una stima che però, ribatte la Gammix, non ha alcun fondamento, visto che quei ricavi semplicemente non esistono.
Per la Gammix i dati sono stati falsificati
La compagnia in realtà respinge qualunque accusa, e per prima cosa bolla la sanzione come “esorbitante e non fondata”. Il KSA per arrivare alla cifra di 19,7 milioni avrebbe utilizzato “dati falsificati, estrema approssimazione e calcoli sospetti”. L’ente regolatore avrebbe utilizzato metodi di rilevazione che ricordano il mistery shopping, una strategia “sleale” quando si tratta di comminare una sanzione. E oltretutto per calcolare i volumi di traffico dei siti di gioco incriminati avrebbe usato delle piattaforme di analisi che evidentemente hanno fornito risultati inaffidabili.
E la compagnia lascia capire di essere caduta in un tranello, visto che non avrebbe potuto assolutamente riconoscere i “finti” giocatori olandesi. I conti di gioco infatti sono stati aperti dal Lussemburgo, e non dai Paesi Bassi, e sono stati alimentati con delle carte di credito. E in generale la Gammix ribadisce con forza di aver adottato ogni possibile misura per scongiurare il gioco minorile e di non aver cercato in alcun modo di attrarre utenti olandesi.
L’ente regolatore avrebbe ignorato le offerte di collaborazione
“I nostri siti non sono tradotti in olandese, blocchiamo gli IP dei Paesi Bassi e non accettiamo strumenti di pagamento legati a quel Paese” ha spiegato Phil Pearson, dirigente della Gammix. Che poi non lesina critiche al KSA.
“Non appena abbiamo ricevuto le prime contestazioni, abbiamo contattato il regolatore per assicurare che tutti i nostri strumenti di protezione funzionavano correttamente e per chiedere i dettagli delle presunte infrazioni, in modo da essere sicuri di rispettare pienamente le linee guida. Hanno presentato analoghe richieste anche i nostri avvocati. Ma nessuno ha mai ricevuto risposta”. E ancora, “Non avremo pace fino a quando questa sanzione non sarà stata annullata, e non avremo ottenuto le scuse che meritiamo”.