Il settore boccia il decreto sull’online: rischi anche per l’Erario
Il settore dei giochi ribadisce il proprio no al riordino “spezzatino”, subito dopo che il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto delegato sul gioco online. Il timore è che intervenendo adesso sul gioco online e in un secondo momento su quello fisico si rischia di creare degli squilibri, e alla fine di penalizzare anche le casse dello Stato.
Acadi, Acmi, AsTro, Egp-Fipe, Logico e Sapar si schierano nuovamente tutte insieme e spiegano che questo modo di procedere determina “rischi di ibridazione” e crea “ulteriori asimmetrie nella canalizzazione della domanda di gioco, compromettendo principalmente la rete generalista” – i bar e le tabaccherie – che ospita gli apparecchi.
Potrebbe rimetterci anche l’Erario
“Ciò comporterebbe una perdita di gettito erariale sempre più consistente, posto che degli 11 miliardi di euro ad oggi generati dal comparto del gioco pubblico, 1 è prodotto dall’online e 10 sono generati dai prodotti del territorio; in particolare 5,9 dagli apparecchi” spiegano le associazioni. “L’effetto della perdita indiretta di gettito erariale, peraltro, potrebbe essere valutato e tenuto in considerazione anche dalla Ragioneria stessa del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nella sede delle Commissioni Parlamentari oltre che dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio”.
Le associazioni si scagliano ancora una volta contro l’aumento esorbitante delle nuove concessioni dell’online – passano da 200mila a 7 milioni di euro, il bando che prevedeva un importo di 2,5 milioni non è stato “mai indetto”.
“Se l’esigenza è stata quella di reperire risorse” – sostengono – si potrebbe abolire l’obbligo di usare la tessera sanitaria per giocare alle vlt “che ha ridotto del 30% la domanda di gioco per ragioni estranee agli obiettivi per i quali è stata concepita, la tutela dei minori”. Nel caso delle vlt sarebbe sufficiente introdurre l’obbligo di esibire il documento all’ingresso della sala: “risulterebbe efficace allo scopo di controllo e idoneo a riportare il gettito perduto”, dovuto anche al fatto che i cittadini stranieri non hanno tessera sanitaria italiana.
La minaccia per le imprese italiane
Ma tornando al riordino a scaglioni, il differimento della riforma per il gioco fisico “comprometterebbe la tutela della legalità sui territori, posto che è la rete generalista dei territori che raggiunge più di 6.000 sui circa 8.000 comuni italiani. Senza contare che verrebbero anche compromessi gli attuali livelli occupazionali nonché il ruolo delle aziende di gestione degli apparecchi, posto che dei 150.000 lavoratori del comparto, 140.000 sono impegnati sul territorio”. Questo modo di procedere, infatti, va a capito delle “piccole e medie imprese italiane impegnate da anni sui territori a tutto vantaggio di imprese internazionali, in larga parte controllate da fondi di investimento“.
I rischi per i giocatori
“E ancora ne risentirebbe la tutela dell’utente, in assenza di una valutazione complessiva delle misure di contrasto al disturbo da gioco d’azzardo, attualmente esistenti solo per alcuni prodotti del territorio e on line”.
Per quanto riguarda il gioco problematico in particolare, le associazioni auspicano che si tenga un’unica Conferenza Stato Regioni e Comuni per discutere dei rischi causati da online e fisico allo stesso tempo. “In detta sede ci si potrebbe rendere conto che, mentre si applicano le restrizioni comunali di orari o i distanziometri espulsivi regionali agli apparecchi del territorio, nelle stesse ore e nelle vicinanze di un luogo sensibile vengono distribuiti altri prodotti di gioco. Solo con questa consapevolezza si potrebbe dare la giusta equilibrata e concreta tutela all’utente richiesta dalla Delega”.
“È vero che per fare il riordino del territorio occorre risolvere la questione territoriale dei provvedimenti regionali e comunali; è vero che occorre una intesa in Conferenza Unificata; tuttavia, un riordino non uniforme, non equilibrato, non gestito complessivamente è in grado di determinare la compromissione degli interessi costituzionali, presupposto dell’esistenza dello stesso comparto” affermano ancora le sigle del settore.