LOGiCO, la riforma dell’online restringerà drasticamente il mercato
“Un quadro di riforma confuso e senza logica, che rivela una mera volontà di restringere il mercato, con gravi effetti espulsivi della concorrenza”. Non usa mezzi termini LOGiCO – l’associazione che riunisce gli operatori del gioco online italiano – per bocciare il decreto delegato che dovrebbe riformare il settore. Il testo sarebbe dovuto arrivare sul tavolo del Consiglio dei Ministri nelle prossime ore, a quanto pare però slitterà di qualche giorno. L’Associazione in ogni caso non ha voluto attendere oltre per esprimere “preoccupazione e contrarietà” alle nuove norme. E chiede l’apertura di un tavolo di confronto.
Dalle bozze circolate nelle scorse settimane, infatti, “il decreto prevedrebbe un esorbitante costo delle concessioni di 7 milioni di euro, canoni raddoppiati e nuove e ingiustificate restrizioni, come il limite di un solo sito Internet per concessionario, in contrasto con l’irrisolta mancanza di visibilità rispetto ai competitor illegali. Inoltre, si realizzerebbe una sorta di regolarizzazione dei punti vendita e ricarica (PVR) con un obolo di soli 200 euro cadauno, invece di bandire una regolare gara di aggiudicazione”.
Resteranno solo una quindicina di operatori
Il problema principale è il costo delle concessioni. L’ultima gara – quella del 2018 – prevedeva un costo di 200mila euro. Quelle licenze avevano una durata ridotta, circa 4 anni, le nuove scadranno dopo 9 anni. Ma chiaramente la differenza non basta a giustificare un aumento del costo di 35 volte che “da una nostra analisi risulta senza precedenti nel panorama mondiale” commenta Moreno Marasco, presidente della LOGiCO. Che quindi parla di una “Marcata impronta anticoncorrenziale del provvedimento che prospetta un riassetto competitivo del comparto con un aumento sproporzionato e ingiustificato del costo delle concessioni”.
In altre parole, secondo la LOGiCO ci sarà una pericolosa riduzione della concorrenza. Solo una quindicina di concessionari infatti saranno in grado di sostenere un simile investimento, tutti gli altri – e parliamo di 65-75 operatori – verranno tagliati fuori. “Un taglio drastico che mette in serio pericolo molte aziende e i loro occupati” aggiunge ancora Marasco. “Principi di libera concorrenza sono richiamati nelle premesse del testo, per poi essere calpestati con norme che favoriscono un oligopolio, espellendo dal perimetro legale la stragrande maggioranza dei concessionari attuali, senza tuttavia garantire la visibilità dei concessionari operanti sul circuito legale”.
Nessun vantaggio per l’Erario
Un costo così alto delle concessioni – secondo l’Associazione – non sembra neppure determinare un vantaggio per lo Stato. “Nelle ipotesi più ottimistiche, lo Stato incasserebbe tra i 105 e i 140 milioni. Per assurdo” osserva ancora Marasco “basterebbe attuare il tanto criticato bando vigente e inapplicato, ed eliminare il limite di 40 concessioni previsto, per raccogliere tra i 100 e i 150 milioni, senza distruggere la concorrenza”.
La LOGiCO critica anche la regolarizzazione dei Punti Vendita e Ricarica, ovvero gli esercizi che servono a aprire e ricaricare i cinti di gioco, ma che in alcuni casi operano – violando le regole – come vere e proprie agenzie. Secondo l’associazione, questa previsione porterà nelle casse dello Stato una decina di milioni di euro. “L’indizione di una regolare gara per l’aggiudicazione dei diritti per l’utilizzo di tale rete, con chiara indicazione del numero massimo ed un limite di concentrazione per ciascun operatore” ne frutterebbe molti di più. E ancora, l’Associazione sottolinea che manca un quadro normativo certo su temi fondamentali come il superamento del divieto di pubblicità.
Tutto questo fa sì che manchino le condizioni per poter partecipare. Da un lato, lo Stato rischia di rinunciare a una fetta consistente di entrate erariali, dall’altro di far scaturire l’ennesima pioggia di ricorsi al Tar. “Non sono queste le necessità del comparto” conclude Marasco. “Noi crediamo in un riordino che, puntando su fattori chiave come trasparenza, competitività, innovazione e capacità di immaginare il futuro, riesca a tutela al meglio gli interessi degli utenti, delle aziende e non ultimo dello Stato”.