Di cosa parliamo quando parliamo di match-fixing
Aleggia lo spettro del match-fixing sullo scandalo scommesse che sta sconvolgendo il calcio italiano, anche se – occorre precisarlo fin dall’inizio – nessun elemento emerso finora faccia pensare a partite truccate e calci di rigore regalati all’ultimo minuto. Per ora ci sono solo alcuni calciatori che piazzavano scommesse su siti illegali, altri giocatori che dicono di aver solamente giocato a poker e altri giochi online. Anche se sì, in effetti quei siti erano illegali. E altri colleghi ancora che sapevano e non avrebbero denunciato.
E poi c’è chi – come Fabrizio Corona – cerca di gettare benzina sul fuoco, e ogni giorno promette di rivelare nuovi nomi. E chi invece, come il pubblicitario Aldo Biasi, vuole ridimensionare la vicenda: “Ai tifosi l’unica cosa che interessa è che quei calciatori segnino e che facciano vincere le loro squadre”. E arriva a ipotizzare che lo scandalo si risolverà in una bolla di sapone, tanto che addirittura dice “non credo che sull’immagine del singolo calciatore ci possano essere ripercussioni“.
Per la FIGC non è uno scherzo
Probabilmente la FIGC non la pensa nello stesso modo. Il Codice di Giustizia della Federazione punisce severamente i giocatori che scommettono sullo calcio, prevede infatti la squalifica per almeno tre anni. Il problema non sono le scommesse in sé, i calciatori possono puntare sul tennis o su qualsiasi altro sport senza problemi. Non possono farlo però sulle partite di calcio. Proprio per evitare che sorgano dubbi sulla regolarità dei match.
Il match-fixing è sempre più insidioso
Oggi oltretutto non è necessario “vendersi una partita”, per guadagnare con le scommesse. Bastano dei comportamenti che destano meno sospetti, perché sembrano normali sviluppi della partita. Nel caso del calcio ad esempio basta spedire la palla in calcio d’angolo al minuto giusto, tanto diversi bookmaker – soprattutto quelli internazionali – accettano scommesse anche su questi eventi. Poi però, ai fini della regolarità dell’incontro, anche questi eventi sono altrettanto allarmanti. Da quel calcio d’angolo, può sempre scaturire il gol decisivo.
Per individuare simili casi è fondamentale la cooperazione dei bookmaker. Gli operatori infatti segnalano a enti regolatori e autorità di controllo i flussi anomali di scommesse, ovvero se su un determinato evento è stata pizzata una quantità di giocate fuori dalla norma. Questo non indica che ci sia necessariamente una truffa in corso, è necessario vedere se anche gli altri bookmaker hanno notato lo stesso fenomeno. E comunque serve effettuare anche altre indagini. La maggior parte degli alert si rivela un falso allarme, ma è sempre meglio mantenere alta l’attenzione.
Tennis e calcio gli sport più vulnerabili
Stando all’ultimo report annuale che ha pubblicato l’IBIA – l’International Betting Integrity Association – nel corso del 2022, ci sono stati 268 alert sui flussi anomali, un dato in crescita del 14% rispetto all’anno precedente, ma comunque in linea con le medie. La maggior parte riguardava il tennis: sono state 102, quindi oltre un terzo delle segnalazioni, e peraltro dato in crescita del 27% rispetto a un anno prima. Seguono poi il calcio (67) e il tennis da tavolo (30). Pesante anche il dato degli eSport (24, che sono quasi 1 su 10).
La maggior parte degli alert riguardavano eventi disputati in Europa (126, Russia compresa), altri 51 provenivano dall’Asia, e 25 dall’America Latina. Per quanto riguarda l’Italia in particolare – tra il 2018 e il 2022 – ha fatto scattare 40 segnalazioni, e quasi tutte – ben 36 – riguardavano il tennis. Gli altri 4 alert riguardavano calcio e basket (2 ciascuno).
La minaccia parte dai giocatori
Un dato che mettono in evidenza gli esperti di match-fixing, è che nella maggior parte dei casi i soggetti che organizzano le truffe avvicinano gli atleti quando sono ancora dei talenti in erba. E li raggirano senza che gli atleti se ne accorgano. Alla fine gli atleti non sono più in grado di tirarsi fuori, e – una volta diventati professionisti – vengono costretti a pagare il conto. Per questo diverse federazioni sportive hanno avviato dei programmi di prevenzione dedicati ai più giovani.