Anche il governo Meloni vuole riformare il settore del gioco
Anche il governo Meloni prova a riscrivere le regole del gioco, a metà marzo ha varato una legge delega che adesso è arrivata al vaglio del Parlamento. La delega fiscale punta “al rilancio strutturale” del Paese, e intende dare un a spinta alla crescita economica e alla natalità, attraverso la riduzione del carico fiscale e la razionalizzazione dei tributi. Nei prossimi due anni quindi il governo emetterà diversi decreti delegati, per intervenire su materie specifiche. E tra queste ci sarà anche il settore dei giochi che da anni attende una riforma.
Il settore chiede nuove regole dal 2015
I primi tentativi risalgono infatti al 2015, all’epoca al governo c’era Matteo Renzi. Il lavoro più consistente lo ha poi condotto il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. Diede vita a una lunga trattativa con le Regioni per risolvere il conflitto sulle norme locali che cercano di limitare la diffusione delle sale. Alla fine si raggiunse addirittura un’intesa, per la verità con dei passaggi piuttosto contraddittori. Che però non venne mai applicata.
Era la fine del 2017, a Palazzo Chigi c’era Paolo Gentiloni, ma di lì a poco ci sarebbero state le elezioni, e il cerino acceso passò prima a Giuseppe Conte e poi a Mario Draghi. Nella scorsa legislatura, sia Claudio Durigon che Federico Freni hanno provato a portare avanti i lavori, ma la riforma non è mai andata in porto. Adesso, se le Camere approveranno la delega, a condurre i lavori dovrebbe essere la sottosegretaria Sandra Savino che ha la delega a gestire i rapporti con ADM. Ma il Mef può anche contare sul riconfermato Federico Freni e su Lucia Albano.
Il conflitto con le leggi regionali
Il nodo più delicato da sciogliere è sempre il complicato rapporto con le Regioni e gli Enti Locali. Al riguardo la delega cerca di rafforzare il ruolo del governo centrale, che però dovrà coinvolgere nelle decisioni i poteri locali.
Palazzo Chigi infatti avrà infatti il compito di introdurre regole trasparenti e uniformi che valgano su tutto il territorio nazionale. Ma dovrà consentire agli enti locali – probabilmente in Conferenza Unificata – di partecipare all’iter, soprattutto per quanto riguarda i procedimenti di autorizzazione e la pianificazione della distribuzione delle sale. Il testo torna sulla questione anche in un punto separato, richiede infatti di pianificare e razionalizzare la rete di raccolta.
Gli altri interventi previsti dalla delega
La delega chiede inoltre di innalzare il livello qualitativo delle sale da gioco e di rivedere le regole per il rilascio delle licenze. Gestori e esercenti, inoltre, saranno tenuti a partecipare – costantemente – a dei corsi di formazione. Probabilmente il primo obiettivo è di fare in modo che siano in grado di riconoscere i giocatori a rischio e fornire loro una prima assistenza.
E sempre per la tutela del giocatore, si intendono rafforzare le misure per l’auto-esclusione. In generale, il governo specifica che con la riforma punta a prevenire i disturbi da gioco d’azzardo patologico. E in questa ottica intende anche rivedere i limiti di giocata e di vincita.
Spazio anche a interventi di carattere fiscale. Si tratta di un aspetto che ha dato molti problemi in passato – basti pensare alla tassa salva sport per le scommesse, o ai continui aumenti del Preu per le slot. Il governo promette che – con una legge – verranno stabiliti i limiti massimi del prelievo fiscale per ciascun gioco. E che intende riequilibrare il prelievo fiscale, per armonizzare le percentuali di vincita e quelle dei compenso che vanno a concessionari, gestori e esercenti.