Facebook deve risarcire Snai per una pagina diffamatoria
Snaitech batte Facebook, e ottiene un risarcimento dal colosso americano che avrebbe dovuto oscurare i contenuti diffamatori pubblicati da un utente. Si tratta di una cifra simbolica – 10mila euro secondo alcune fonti di stampa – ma quello che conta è il principio che è stato affermato. Per la prima volta, infatti, un giudice italiano – nella fattispecie il Tribunale Civile di Milano – prende una decisione del genere. Finora infatti i social network non erano mai stati ritenuti responsabili per i comportamenti assunti dagli utenti.
Il diverbio con un giocatore, e lo scontro con Facebook
Tutto nasce da uno diverbio che il provider italiano delle scommesse ha avuto con un proprio giocatore. I contenuti esatti della vicenda non si conoscono, ma evidentemente quest’ultimo era convinto che la compagnia avrebbe dovuto seguire un altro comportamento.
Per inciso, bisogna ricordare che in base al regolamento delle scommesse, all’interno di ADM esiste una Commissione apposita che ha il compito di risolvere simili controversie. E quindi, se un giocatore ritiene che il concessionario debba pagare una vincita, ha la possibilità di rivolgersi all’Amministrazione. L’utente in questione forse ha fatto il tentativo, ma ha avuto torto. O forse ha preferito aprire direttamente due pagine su Facebook dai titoli inequivocabili: “Snaitech Truffa” e “Truffa Snaitech”.
Il provider chiaramente non ha gradito, e anzi ha ritenuto che quella pagina contenesse “espressioni lesive dell’onore e reputazione della società”. Anche perché venivano tirati in ballo due dirigenti della compagnia, accusati “falsamente” di aver tenuto “una serie di condotte illecite”. La compagnia a quel punto ha scritto al colosso della Silicon Valley chiedendo di oscurare le pagine. Il pool di Mark Zuckerberg tuttavia ha ritenuto di non avere responsabilità. Snaitech così ha chiesto l’intervento dei giudici, scagliandosi direttamente contro la piattaforma.
Il social network non deve tollerare le pagine diffamatorie
La sentenza di Milano ribalta la linea che hanno sempre seguito i giudici italiani. Fino a questo momento infatti avevano ritenuto responsabile della diffamazione il singolo utente, e mai il social network. “Purtroppo capita spesso che le persone si sentano al sicuro dietro uno schermo, come se esistesse una sorta di diritto all’impunità e alla diffamazione, senza preoccuparsi degli effetti legali delle loro azioni. Questo comportamento può causare gravi danni alla reputazione di un individuo o di un’azienda e può avere conseguenze gravi” commenta la società.
Secondo Gilda De Simone, Chief Legal Officer Snaitech, questa decisione “rappresenta una prima volta assoluta in questo ambito e che confidiamo possa contribuire ad introdurre un principio di regolamento relativamente alla disciplina di internet e alle responsabilità di chi gestisce le piattaforme social e internet. Ci auguriamo che questa sentenza rappresenti un benchmark per la futura gestione di questo tipo di vicende, troppo spesso rimaste indisciplinate perché ricadenti nel limbo dei social network”.