Lazio, il distanziometro dimezzato è una mezza vittoria
- La Regione Lazio modifica pesantemente il distanziometro prima di mettere fuori legge le sale preesistenti
- Salve oltre 5mila attività e 12mila posti di lavoro
- La nuova norma però prevede una serie di misure di prevenzione che rischiano di creare non pochi problemi
Anche la Regione Lazio fa dietrofront sul distanziometro, e con un emendamento all’assestamento di Bilancio salva gli esercizi preesistenti e dimezza le distanze per le nuove attività. “Si poteva fare di meglio, ma è già un risultato” commenta Domenico Distante, presidente di Sapar.
“Si poteva fare molto di più” anche secondo la Caritas, ma ovviamente in questo caso l’obiettivo è “un reale impegno di prevenzione e contrasto” al gioco patologico. L’Associazione comunque è riuscita a far inserire una serie di misure di prevenzione, adesso bisogna capire se e come verranno tradotte in pratica. Alcune infatti sembrano di difficile applicazione, a iniziare da quella che impone di modificare le slot e le vlt, per far durare ciascuna partita almeno trenta secondi.
La tagliola delle distanze
Il canovaccio è quello già andato in scena in altre Regioni, una vecchia legge regionale sul gioco – quella del Lazio risale al 2013 – prevede che le slot e le sale da gioco possano essere aperte solo a una certa distanza da luoghi sensibili come scuole, chiese e luoghi di aggregazione. Ora siccome le liste dei luoghi sensibili sono molto lunghe, e siccome in Italia già le chiese sono tantissime, il distanziometro finisce per coprire quasi tutte le zone urbanizzate.
La tagliola prima impedisce di aprire nuove attività, poi dopo qualche anno si applica anche agli esercizi che erano già stati aperti prima che la legge entrasse in vigore. E quindi rischia di far sparire del tutto o quasi le sale da gioco. Sempre nel caso del Lazio il termine per le sale preesistenti sarebbe scaduto a agosto. A quel punto, anche queste attività avrebbero dovuto cercare un’altra sede o, se non l’avessero trovata, chiudere per sempre.
Lo Stato provoca il più grande licenziamento di massa
Come già avevano fatto in altre Regioni, gli operatori del settore hanno alzato le barricate. “Il più grande licenziamento di massa avvenuto per mano pubblica”, lo ha definito il Coordinamento Alleati per la Legalità – che praticamente riunisce tutte le principali associazioni del settore (Acadi , Acmi e Astro, Agisco, Assotabaccai, Criga, Donne in Gioco, Egp – Fipe, Fit, Sapar, Sts e Utis) in un appello inviato ai consiglieri regionali e a tutti i deputati e senatori del Lazio. “Per la prima volta non è un’azienda a chiudere e a licenziare, ma il legislatore regionale”.
Il Coordinamento spiegava infatti che il distanziometro avrebbe messo fuori legge oltre 5mila esercizi tra sale da gioco, bar e tabaccherie. Il contraccolpo maggiore ci sarebbe stato a Roma, dove il distanziometro avrebbe colpito il 99,4% delle sale e degli esercizi. Ma a Latina, Frosinone, Viterbo e Rieti comunque si sarebbero raggiunte percentuali piuttosto simili.
Pesanti anche le ripercussioni per l’occupazione: “12.500 lavoratori perderanno il lavoro” si spiegava ancora nell’appello. “Più di 8.000 licenziamenti a Roma, 1.600 a Latina, 1.500 a Frosinone, 800 a Viterbo, 400 a Rieti”. In particolare, la tagliola avrebbe provocato il licenziamento di 6.500 addetti del settore (la metà dei quali sono donne), mentre altri 6.000 avrebbero rischiato di perdere il posto a causa del calo dei ricavi.
Il distanziometro dimezzato è una mezza vittoria per tutti
Con l’emendamento inserito nell’assestamento di Bilancio adesso il distanziometro viene ridotto da 500 a 250 metri e si applica solamente alle sale di nuova apertura o alle slot che vengono istallate da oggi in poi. Sono salve invece tutte le attività e le macchine che erano già in funzione. “È sicuramente un passo in avanti, almeno adesso le attività esistenti non devono rispettare alcuna restrizione” commenta ancora a SlotJava Domenico Distante. “Ma anche per le sale di prossima apertura è un miglioramento, visto che il distanziometro viene dimezzato”.
Anche le associazioni impegnate nel contrasto alle ludopatie non sono affatto contente del compromesso raggiunto. Secondo la Caritas “la Giunta regionale e il Consiglio regionale non hanno avuto il coraggio di approvare” misure più severe. E accusa: “Accogliendo le istanze dell’industria dell’azzardo, la Giunta del Lazio ha smentito quanto fatto” con la vecchia legge. “Una misura illuminata quella che venne approvata nove anni fa, per evidenziare la pericolosità dell’industria dell’azzardo e della sua capillare diffusione nel territorio regionale sia per le patologie collegate, sia per le crescenti infiltrazioni della criminalità organizzata”.
I dubbi sulle misure di prevenzione
Forse per compensare il dietrofront, Giunta e Consiglio Regionale hanno però previsto anche delle misure che dovrebbero prevenire le dipendenze. Sempre la Caritas se ne attribuisce la paternità: “Le nuove norme introducono alcune prescrizioni condivisibili che avevamo suggerito, tra cui: la riduzione della frequenza delle singole giocate a non meno di una giocata ogni 30 secondi; la separazione netta tra lo spazio dedicato agli apparecchi da gioco e gli altri ambienti degli esercizi; una pausa obbligatoria di cinque minuti ogni trenta minuti di gioco consecutivi; interdizione dal gioco ai soggetti in stato di manifesta ubriachezza; riduzione delle fasce orarie di gioco lasciando però ai comuni la facoltà di deliberare in materia”.
Queste previsioni riguardano tutte le sale, sia le nuove aperture che le preesistenti. Alcune sono pienamente condivisibili – come il divieto di giocare per chi ha bevuto troppo – e anzi dovrebbero essere prima di tutto delle regole di buonsenso.
Altre sono controverse, è il caso delle aree di gioco separate dagli altri ambienti. Sicuramente alcuni bar e tabacchi – che non hanno la possibilità di ricavare delle zone apposite – dovranno rinunciare alle macchine. Ma, dove sarà possibile crearle, c’è il rischio che le aree separate possano produrre l’effetto opposto. Potrebbero trasformarsi in un incentivo a giocare di più, visto che il giocatore si sente protetto dal giudizio degli altri avventori.
Un nuovo equilibrio precario
I dubbi maggiori però riguardano le norme che impongono di far durare una partita almeno trenta secondi, o di interrompere per cinque minuti gli avventori che giocano più di mezz’ora. Il problema non è se siano condivisibili o meno, ma il fatto che sembrano modificare le regole stesse del gioco. “Vedremo come verranno applicate” sottolinea Distante. “Le macchine di oggi non consentono simili impostazioni, e la Regione Lazio non ha assolutamente alcun potere per regolare simili aspetti tecnici, sono elementi su cui può intervenire solo il Legislatore nazionale”.
Tutto questo gioco di pesi e contrappesi – distanziometri pieni o dimezzati, divieti di nuove aperture e via libera agli esercizi preesistenti, misure di prevenzione giuste o irrealizzabili – ancora una volta è la dimostrazione che serve una soluzione diversa. “Speriamo si proceda quanto prima al riordino del settore, e che il prossimo Governo intervenga per evitare altri conflitti” conclude Distante.