Macao prepara le nuove licenze per i casinò
- Resteranno sei le concessioni per gli operatori dei casinò
- La durata dei titoli sarà però più breve, al massimo 10 anni
- Le concessioni attuali scadono a giugno
- I nuovi operatori prenderanno in mano un settore flagellato dalla pandemia e riportarlo ai fasti di due anni fa
Macao svela i piani per ridisegnare il mercato dei casinò, la gara si terrà il prossimo giugno e la novità più importante è che le licenze avranno una durata minore, al massimo 10 anni, anche se poi in casi straordinari potranno essere prorogate per altri tre anni. Quelle attualmente in vigore risalgono al 2002, quindi hanno avuto una vita di 20 anni.
Restano sei le licenze in palio
La ex colonia portoghese, invece, non toccherà il numero di licenze in palio: i titoli in palio resteranno sei. All’inizio dell’autunno, sembrava invece determinata a dimezzare il numero degli operatori: “Ridurre il numero delle concessioni non significa necessariamente che si ridurrà la competitività all’interno del mercato” aveva sottolineato all’epoca la Regione Amministrativa Speciale. “Intendiamo al contrario dare stabilità al settore, senza trascurare le necessità della liberalizzazione”.
Quelle parole avevano messo in fibrillazione non solo gli operatori del settore, ma anche gli investitori. Adesso che il Consiglio Esecutivo ha scoperto le carte, la borsa ha tirato un netto sospiro di sollievo, e praticamente tutte le compagnie hanno registrato un forte rialzo. Ci sarà però una piccola stretta sulle partecipazioni, almeno il 15% del capitale sociale degli operatori dovrà essere controllato da soggetti locali. L’attuale normativa prescrive che la quota sia del 10%.
Dai primi casinò aperti 60 anni fa…
L’industria dei casinò, a Macao, ha preso il via nel 1962. Allora vi era un unico operatore, la Sociedade de Turismo e Diversões de Macau del magnate Stanley Ho, che ha conservato il monopolio per 40 anni. La liberalizzazione del mercato ci fu infatti solamente nel 2002, nonostante la colonia portoghese fosse tornata già da 3 anni sotto la sovranità della Cina.
Non bisogna dimenticare che la Repubblica Cinese è da sempre contraria al gambling e che ad eccezione delle lotterie e di qualche altro prodotto, il gioco è vietato. Di fatto insomma Macao è l’unica parte del Paese in cui l’azzardo è legale. E questo ha anche decretato la fortuna del settore, visto che i clienti cinesi sono accorsi a frotte.
…alla liberalizzazione del 2002
Con la procedura del 2002 sono state assegnate tre concessioni, oltre alla Sociedade de Turismo e Diversões sono così entrati nel mercato anche la Galaxy Casino e la Wynn Resorts Macao. La legge però prevedeva la possibilità di assegnare delle sub-concessioni, è in questo modo che gli operatori son o doventati sei. La Galaxy ha infatti aperto le porte alla Venetians Macao, la Sociedade de Turismo e Diversões alla MGM, e la Wynn alla Melco PBL. A quel punto le case da gioco sono spuntate ovunque e oggi se ne contano ben 41, nonostante la Regione Amministrativa Speciale sia minuscola: ha un’estensione di meno di 33 km quadrati.
Il settore in questi 20 anni è cresciuto esponenzialmente e è diventato il primo al mondo. Ha superato Las Vegas ormai da una quindicina di anni e poi ha preso il largo. La Sin City nel 2019 aveva raggiunto i 6,6 miliardi di dollari di ricavi, Macao viaggiava invece sui 36 miliardi di dollari, vale a dire sei volte tanto. Inoltre da sola produceva circa la metà del PIL della ex colonia portoghese. L’industria del gambling inoltre dava lavoro a circa 82mila persone, vale a dire circa una persona su cinque. E assicurava l’80% delle entrate statali.
La pandemia di Covid e i lockdown hanno chiaramente assestato un duro colpo, nel 2020 il mercato è crollato a 6,5 miliardi di dollari, nel 2021 ci sono dei segnali di ripresa (i ricavi hanno sfiorato i 10 miliardi), ma anche i mesi migliori soffrono un crollo del 60-70% rispetto a due anni prima. Spetterà insomma ai nuovi operatori invertire la tendenza.