Il Tar riallaccia le concessioni dell’online fino al 2022
- Secondo i giudici, la proroga è dovuta, ma anche necessaria
- A rischio non ci sono solamente il gettito erariale, il mercato legale e i diritti degli operatori, ma anche la concorrenza
- Tutto rinviato alla prossima gara. Prima però occorre riscrivere il bando, perché quello previsto fino a questo momento dovrà essere ripensato completamente
Il Tar Lazio proroga fino alla fine del 2022 le concessioni comunitarie per il gioco online, per allineare la scadenza a quelle aggiudicate nel 2018. La speranza è che nel giro di un anno si riesca a indire una nuova gara e che tutte le concessioni – comunitarie e non – a quel punto possano ripartire da zero. Il Governo però dovrà ripensare da capo la gara: oltre alla base d’asta a quel punto ci sarà anche il problema del numero delle concessioni.
La gara che salta tra emergenza Covid e richieste stratosferiche
La vicenda riguarda una trentina di concessioni assegnate nel 2012 e che sono scadute grossomodo un anno fa. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli avrebbe dovuto indire la nuova gara entro la fine del 2020 per consentire a queste compagnie di acquisire un nuovo titolo, il termine tuttavia è slittato, a quanto pare a data da destinarsi. All’inizio, a causa dell’emergenza Covid, la pubblicazione del bando è stata rinviata ufficialmente al 30 giugno 2020, anche questo termine però è trascorso inutilmente.
Poi però ci si è anche resi conto che il Governo aveva fissato delle condizioni eccessivamente restrittive per la nuova gara, visto che chiedeva 2,5 milioni di euro a concessione. Nel bando del 2018 si era fermato a 200mila euro. A quanto pare, il bando è anche pronto, ma lo stesso Marcello Minenna, direttore generale dell’ADM, ha manifestato tutto il suo scetticismo su una gara così selettiva: “Non nascondo che, tenendo conto di come funziona la rete internet, è necessario ampliare il numero di soggetti che operano. Chiudere il settore con delle barriere all’entrata è totalmente anacronistico”.
Gli operatori in scadenza non possono lasciare il mercato
Intanto però le vecchie concessioni comunitarie sono giunte al termine, gli operatori hanno tentato di chiedere una proroga, ma ADM ha sempre risposto che questa ipotesi non era prevista dalla legge e le compagnie quindi avrebbero dovuto cessare le attività e attendere la nuova gara. Bookmaker e provider avrebbero però perso tutti i giocatori, e con il divieto di pubblicità difficilmente li avrebbero recuperati. Di qui i ricorsi, e bisogna dire che il Tar ha sempre consentito – con delle ordinanze provvisorie – a questi operatori di offrire scommesse e giochi da casinò, qualche giorno fa con una serie di sentenze ha annullato i provvedimenti del regolatore.
In sostanza i giudici riconoscono che lo stesso Governo intendeva fissare una scadenza unica per tutte le concessioni. Lo aveva detto già con la Stabilità del 2016 – quella che poi ha consentito di indire la gara – quando ha annunciato “un allineamento temporale, al 31 dicembre 2022”. E questo con l’obiettivo di garantire, fino alla nuova gara, “la continuità delle entrate erariali, nonché la tutela dei giocatori e della fede pubblica attraverso azioni che consentano il contrasto al gioco illegale.
La gara del 2019, oltretutto, ha assegnato delle concessioni brevi, scadranno appunto alla fine dell’anno prossimo. Evidentemente, perché il Governo aveva l’intenzione di indire poi un’unica gara, per fare in modo che tutti i player ripartissero da zero.
Senza proroga si mette a rischio la concorrenza
Ma poi, il Tar ha anche sottolineano che – se non si prorogano le comunitarie per un altro anno – si provocherà una disparità di trattamento. Appunto perché ci sono due gruppi di concessioni, quelle scadute cinque anni fa, e quelle appunto comunitarie. Le prime sono state rinnovate con la gara conclusa nel 2019, e quindi oggi sono attive sul mercato. Alle altre invece questa possibilità è stata negata e oltretutto c’è “incertezza, nonostante lo spirare del termine al riguardo fissato dal legislatore, circa la data di effettiva pubblicazione del relativo bando”. Questi operatori insomma non avrebbero altra alternativa che sparire.
Oltretutto, gli altri operatori – quelli che hanno partecipato alla gara di due anni fa – resterebbero da soli sul mercato, e acquisirebbero un vantaggio commerciale enorme: “l’ingresso nel mercato di nuovi players potrebbe avvenire semmai solo a seguito dell’espletamento delle procedure per il mercato”. Insomma, anche la riduzione del numero dei concessionari, secondo il Tar, provocherebbe “un effetto distorsivo della concorrenza”.
Tutto rinviato al 2022
Ovviamente, gli operatori dell’online festeggiano lo scampato pericolo. Ma sottolineano anche che il Tar “mette la parola fine ad un contenzioso che si sarebbe potuto e dovuto evitare perché sin dall’inizio abbiamo fatto presente le stesse ragioni che oggi vengono espresse in maniera ancora più esaustiva dal Giudice amministrativo” ha commentato Moreno Marasco, presidente dell’associazione LOGiCO. “Ci auguriamo che questo chiarimento ponga fine ad una stagione in cui le scelte effettuate appaiono guidate da fini ideologici e punitivi verso il mondo del gioco, che è fatto di imprese e quindi di persone e famiglie che lavorano nel pieno rispetto di tutte le norme”.
Marasco poi ricorda che nel settore dei giochi ci sono diversi problemi da risolvere: “Ora auspichiamo l’inizio di un nuovo ciclo in cui si possa finalmente contribuire al riordino di tutto il sistema, alla revisione del divieto di pubblicità e alla costruzione di un diverso rapporto tra Amministrazione e privati, in cui chi rispetta le norme viene tutelato dal mercato illegale anziché danneggiato”.
Per quanto riguarda il bando dell’online, sembra inevitabile che il Governo debba ripensare radicalmente le condizioni. Il problema non è solo la base d’asta stratosferica di 2,5 milioni, ma anche il numero delle concessioni che verranno assegnate: la gara mai nata ne prevedeva solo 40, visto che si pensava avrebbero partecipato essenzialmente i 30 operatori comunitari. Nel 2022 tuttavia ci saranno anche i circa 90 che hanno partecipato alla gara del 2019. E magari, anche qualche provider che finora è rimasto al di fuori del mercato italiano.