Stop alla multa da 50mila euro se manca il cartello sul GAP
- La Corte Costituzionale boccia une delle sanzione previste dal decreto Balduzzi
- Troppo alta la sanzione di 50mila euro per un barista che non ha affisso un cartello di avviso sulla ludopatia
- I principi evidenziati dalla Corte potrebbero valere adesso anche per le sanzioni del divieto di pubblicità
La Corte Costituzionale boccia una sanzione prevista dal decreto Balduzzi del 2012 – quella prevista per il barista, il tabaccaio o il gestore di una sala slot che non espone i cartelli di avvertimento sui rischi di ludopatia – e cade un principio fondamentale che sta alla base di queste multe. Ovvero che il rischio di incentivare il gioco patologico è un comportamento pericolosissimo, e pertanto bisogna prevedere delle sanzioni stellari. Anche se poi quel comportamento in concreto non avrebbe potuto provocare così tanti danni, visto che il colpevole tutti quei soldi di certo non li ha guadagnati. Il settore del gioco conta diverse sanzioni di questo tipo, tanto che la sentenza della Corte Costituzionale è subito servita per mettere in discussione le multe previste per chi viola il divieto di pubblicità del gioco.
50mila euro di multa per un cartello
La vicenda finita di fronte alla Corte Costituzionale è quella di un bar del Trapanese in cui era istallata una sola slot. Nel corso di un normale controllo, gli ispettori dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli hanno constatato che il locale aveva messo a disposizione dei clienti gli opuscoli informativi sul gioco patologico e aveva affisso sulla macchina il cartello di avvertimento. A mancare però era il cartello – con gli stessi messaggi di avvertimento – che va appeso a una parete, a quel punto i funzionari dell’ADM hanno irrogato la sanzione prevista dal decreto Balduzzi, che raggiunge la cifra stratosferica di 50mila euro.
Ora, la norma del decreto Balduzzi bisogna dire che sotto questo profilo non fa distinzioni. Chiede infatti di esporre questi cartelli di avvertimento non solo ai bar, ma anche alle sale da gioco e alle agenzie di scommesse. E ancora, impone di stampare gli stessi messaggi sulle schede di gioco o sui tagliandi, e di riportarli infine anche sui siti di gioco online. Insomma nello stesso calderone finiscono soggetti diversi – dal titolare di un bar al bookmaker online al concessionario delle lotterie – che possono raggiungere un numero di giocatori nettamente diverso. Per tutti però la sanzione è la stessa, 50mila euro.
Il titolare del bar ha immediatamente impugnato la sanzione, sostenendo che non sia assolutamente proporzionata alla violazione commessa. Peraltro ha anche spiegato che al momento del controllo non era presente nel bar e che non aveva potuto far notare agli ispettori ADM che il cartello in realtà c’era, ma era finito accidentalmente dietro un espositore. Inoltre, ha messo in evidenza una serie di incongruenze del decreto Balduzzi: la sanzione infatti ha un ammontare fisso, che non aumenta o diminuisce a seconda della gravita dell’infrazione, delle volte in cui viene ripetuta, o di quante slot siano presenti nel locale. E ancora, ci sono dei comportamenti ben più gravi, per i quali sono previste multe nettamente più leggere. E’ il caso del gestore di una sala che consente a un minore di giocare a una slot: la sanzione in questo caso va dai 5mila ai 20mila euro.
Per il Governo, le ludopatie sono un tema troppo delicato per delle sanzioni leggere
Il Governo – che è intervenuto nel giudizio attraverso l’Avvocatura dello Stato – ha replicato punto su punto, per difendere il decreto Balduzzi. Il fine di quella norma è di tutelare il fondamentale diritto alla salute in confronto alla “non prevista e per certi versi devastante” diffusione del fenomeno sociale del gioco patologico. Sull’importo della sanzione, il Governo ha sostenuto che alla fine dei conti la cifra di 50mila euro non sarebbe così spropositata: comunque si va a multare degli imprenditori, e quindi dei soggetti “certamente dotati di non modesti mezzi economici”.
Inoltre, l’importo è giustificato sia perché il tema delle dipendenze è molto delicato, sia perché i comportamenti sanzionati sono particolarmente gravi. E infine c’è sempre a possibilità di beneficiare della multa in misura ridotta, se si paga entro un certo termine. Sul confronto poi con chi consente a un minore di giocare, l’Avvocatura ha sottolineato che in quel caso la sanzione non consiste nella sola multa. La norma prevede come sanzione aggiuntiva la chiusura del locale da dieci a trenta giorni.
Bisogna valutare l’atteggiamento del barista
La Corte Costituzionale ha però condiviso i dubbi del barista, e ha affermato che nel comminare una pena o una sanzione, un giudice deve sempre disporre di “un margine di discrezionalità (…), così da poterla adeguare alle particolarità della fattispecie concreta”. In una sentenza del 2019 in cui aveva affrontato un’ipotesi simile, la Corte aveva già stabilito che “previsioni sanzionatorie rigide, che colpiscono in egual modo, e quindi equiparano, fatti in qualche misura differenti, debbono rispondere al principio di ragionevolezza”. E intendeva dire che occorre verificare se le infrazioni meno gravi “siano connotate da un disvalore tale” da giustificare una sanzione così elevata. Nel caso del barista di Trapani, questo non avviene.
La Corte ha criticato in particolare il fatto che il decreto metta insieme casi molto diversi. “Un conto è l’omissione delle formule di avvertimento in schedine o tagliandi di giochi soggetti ad ampia diffusione, altro conto le inadempienze relative a sale da gioco o esercizi in cui vi sia offerta di giochi pubblici, la cui gravità varia in modo rilevante secondo la dimensione e l’ubicazione della sala o dell’esercizio, il grado di frequentazione, il numero di apparecchiature da gioco presenti e la circostanza che si sia di fronte a una violazione totale, ovvero solo parziale, degli obblighi previsti”.
E soprattutto, l’importo fisso della sanzione non consente di valutare l’atteggiamento che ha mostrato il soggetto: “il titolare di un bar, nel quale è presente un unico apparecchio da gioco, si trova esposto all’applicazione di una sanzione di cinquantamila euro per il solo fatto di non aver esposto in modo visibile nel locale una targa di avvertimento sui rischi della dipendenza da gioco d’azzardo, pur essendo egli risultato adempiente agli altri obblighi posti a suo carico in chiave di prevenzione delle ludopatie”, a iniziare da quello di mettere a disposizione dei clienti il materiale informativo in materia, predisposto dall’azienda sanitaria locale.
Adesso in dubbio c’è il divieto di pubblicità
Ora, la norma del decreto Balduzzi purtroppo non sembra essere un caso isolato. Per il settore dei giochi, sembrano esserci altre sanzione con un importo fisso – che non consente quindi di tenere in considerazione la gravità della condotta – e si applicano indistintamente a soggetti di natura differente. Potrebbe essere il caso del divieto di pubblicità da cui è scaturita la controversa vicenda de Il Giunco: il quotidiano online ha ricevuto da AgCom una sanzione da 50mila euro per un articolo in cui metteva a confronto i casinò online italiani. Anche questa multa è finita di fronte ai giudici, in questo caso il Tar Lazio, e l’udienza conclusiva si è tenuta a fine settembre, guarda caso pochi giorni dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Gli avvocati del giornale hanno così immediatamente chiesto di sottoporre anche il divieto di pubblicità alla Corte Costituzionale. Adesso spetta al Tar stabilire se quei dubbi siano giustificati.